San Domenico, revocato a Pesaro l'appalto alla ditta vincitrice. Ecco perché

San Domenico, revocato a Pesaro l'appalto alla ditta vincitrice. Ecco perché
San Domenico, revocato a Pesaro l'appalto alla ditta vincitrice. Ecco perché
di Miléna Bonaparte
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Giovedì 12 Ottobre 2023, 03:25 - Ultimo aggiornamento: 12:33

PESARO Quasi pronti, vicini alla partenza, via. Non è ancora ai blocchi per un problema tecnico, ma poco ci manca, l’appalto del recupero del San Domenico. L’iter dei lavori di ristrutturazione, per dare un nuovo volto e moderne funzioni all’ex convento di impianto medievale, ha subito un rallentamento perché il Comune ha dovuto revocare l’aggiudicazione delle opere alla società vincitrice, il Raggruppamento temporaneo di imprese fra la Imeda srl di Teramo (mandataria) e il Fenix consorzio stabile di Bologna (mandante), per gravi irregolarità nella documentazione presentata dalla prima delle due ditte, la mandataria Imeda.  Pertanto il testimone è passato di mano alla società che la seguiva in graduatoria, il “Consorzio fra cooperative di produzione e lavoro Conscoop” di Forlì, al quale è stata assegnato il restyling e messo in mano il contratto da firmare. «In seguito alle verifiche sul possesso dei requisiti dell’Imeda, vincitrice dell’appalto dei lavori - mettono nero su bianco i tecnici del servizio Opere pubbliche -, diversamente da quanto dichiarato in sede di gara sul corretto adempimento di tutti gli obblighi relativi al pagamento di imposte, tasse e contributi previdenziali, è emersa attraverso l’Agenzia delle entrate di Teramo una serie di cartelle di pagamento per violazioni accertate, di cui una in particolare superiore a 5.000 euro».

Irregolarità fiscale

Un’irregolarità fiscale di non poco conto che ha imposto al Comune la revoca dell’appalto. La nuova aggiudicataria Conscoop aveva totalizzato 94,37 punti con un’offerta per un ribasso del 6,79% sull’importo dei lavori a base di gara di 6.128.464 euro, quindi per l’importo di 5.712.341 euro, oltre a 445.794 euro di costi della sicurezza non soggetti ad appalto, pertanto a un importo netto di 6.158.135 euro. Nonostante l’impasse burocratica tutto procederebbe nei tempi, in quanto la stipula dell’incarico per i lavori scade il 30 novembre, mentre la conclusione dell’intervento è stabilita per la fine di marzo 2026.

La nota tabella di marcia del Pnrr. Un’operazione che comporta un investimento del Comune di 8.338.774 euro di cui 6.574.258 per i lavori, reso possibile dai fondi europei per 7.435.774 euro e da risorse interne dell’amministrazione. Le linee guida sulle quali si procederà sono quelle definite dal progetto dello studio di Guido Canali di Parma, uno dei più illustri architetti italiani, classe 1935.

Archi-star

Lo chiamano “archi-star”, ma lui non ha nemmeno un sito internet. Destrutturazione, verticalità e attenzione al verde sono le parole chiave del suo lavoro, specializzato proprio nella rivalutazione di aree degradate. Un piano tra elaborati grafici, studi e indagini tecniche che il Comune ha ricevuto gratuitamente dalla fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro che gli ha venduto la parte di edificio affacciato su via Giordano Bruno, dove già si stava programmando il recupero. Ma in cosa consistono le idee per il San Domenico? La struttura rinascerà in prima battuta come campus universitario nella porzione su tre piani dove, accanto ai locali per le lezioni, ci sarà un’aula magna di 130 mq a disposizione non solo degli studenti, ma anche come open space pubblico per incontri e conferenze. Il cuore del complesso rimarrà il chiostro, una piazza rivista per funzioni commerciali dove tornerà il Mercato delle erbe (che si sta per trasferire nel cortile di palazzo Gradari su via Gavardini) e per destinazioni culturali come palcoscenico di eventi e spettacoli. Con l’imminente partenza dei lavori, l’ex convento che risale al ’200 è con ogni probabilità il primo dei complessi monumentali della città che il Comune trasforma grazie al Pnrr da spazio degradato a contenitore strategico per la città, valorizzando in particolare la porzione su via Bruno, ora priva di identità architettonica e nel più completo abbandono. È previsto anche a un grande portale d’ingresso. Miléna Bonaparte

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