PESARO - I saldi, gli sconti fino al 50%, ma le vendite vanno peggio di quanto previsto. A lanciare l’allarme è la Confcommercio in base ai dati del centro studi. Si salvano solo i prodotti hi-tech e alimentari, per il resto il segno meno è da profondo rosso.
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«Il dato di gennaio disegna un quadro peggiore di quanto atteso – spiega Barbara Marcolini, presidente Confcommercio Fano - Le restrizioni alle attività produttive e alla mobilità, territoriali e nazionali, hanno ancora una volta fortemente condizionato la domanda. In questo contesto i più penalizzati sono i negozi di piccole dimensioni del non alimentare, soprattutto di abbigliamento e calzature. Non può consolare che andamenti negativi di entità simile si registrino anche in altri grandi Paesi europei». Il settore della moda è in ginocchio.
Nonostante i saldi, l’andamento delle vendite di quest’inizio d’anno ha registrato un calo del 41,1% a gennaio e del 23,3% a febbraio, senza lasciare spazi a segnali di recupero rispetto alle enormi perdite del 2020. «In estrema sintesi è possibile affermare che il 2021, l’anno della ripartenza, è cominciato molto male. Nel frattempo, anche sulla scorta dei dati di gennaio, come Confcommercio - continua la Presidente Marcolini - ribadiamo l’esigenza di misure di ristoro adeguate e tempestive. Quanto ai criteri, resta confermata la necessità di un meccanismo che superi il sistema dei codici Ateco, non introduca tetti rigidi di ricavi e faccia riferimento tanto alle perdite di fatturato annuo, valutandone con attenzione la misura percentuale da individuarsi come condizione di accesso, quanto ai costi fissi».
A gennaio le vendite al dettaglio sono scese del 3,9% in volume rispetto al mese precedente. L’andamento negativo delle vendite è causato principalmente dai beni non alimentari, in calo del 17,1% in volume su base annua. Le vendite dei beni alimentari sono invece in crescita (+3,8% in volume annui). Bene elettrodomestici, radio, tv e registratori (+11,7%) e Dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni, telefonia (+9,9%).
Cresce il commercio on line (+38,4%), male i negozi (-18,7%). «Al settore – spiega il Segretario Confcommercio Fano Marco Arzeni – serve un sostegno immediato, reale, congruo e proporzionato alle effettive perdite, soprattutto slegato dalla soglia minima del 33% del fatturato perché i prodotti di moda seguono, come noto, le tendenze delle stagioni stilistiche e quindi sono soggetti a rapidissima svalutazione. Resta un contributo sulle eccedenze di magazzino, sotto forma di credito d’imposta del 30% delle rimanenze». Un cenno anche agli alberghi con l’Istat che ha certificato che nel 2020 il fatturato dei servizi ricettivi ha subito un crollo del 54,9%. «Ci saremmo aspettati che il decreto sostegni tenesse conto di questa tragedia - così Luciano Cecchini Presidente di Federalberghi Pesaro e Urbino - il calcolo dei ristori venga effettuato considerando il danno subito nell’intero periodo pandemico (marzo 2020 - febbraio 2021)».