Redaelli appoggia le osservazioni presentate dal gruppo di architetti: «Provincia, sede da tutelare a Pesaro: manca strategia urbanistica»

Il palazzo della Provincia
Il palazzo della Provincia
di Miéna Bonaparte
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Domenica 7 Gennaio 2024, 02:45 - Ultimo aggiornamento: 11:52

PESARO Le facciate in vetro continuo con finestre a nastro e una struttura articolata in due palazzi che si incrociano a forma di ics. Niente di più profetico il progetto a X come l’incognita che regna sul palazzo della Provincia, al centro di un dibattito legato all’alienazione dell’edificio e alla variante sostanziale al Prg richiesta al Comune dall’ente di viale Gramsci, proprietario del complesso, per allargare la destinazione dell’uso pubblico dell’immobile che passerebbe a commerciale e abitativo privato. 

Fumo negli occhi per un gruppo di 5 architetti pesaresi, Alessandro Ceccarelli, Luigi Cioppi, Paolo Marconi, Achille Paianini e Clara Tarca, che hanno sollevato un fronte unico contro la trasformazione della sede della Provincia, edificio progettato a metà degli anni Sessanta in collaborazione tra l’architetto romano Filiberto Sbardella e l’ingegnere pesarese Leopardo Cioppi, realizzando un volume che si configura come uno dei migliori esempi di composizione moderna della città.

Le proposte

In un recente incontro i paladini che vogliono “salvare” il palazzo di vetro hanno proposto come sede appropriata quella universitaria, forse senza sapere che il campus dell’ateneo è previsto dal sindaco e dalla giunta al San Domenico, nei tre piani affacciati su via Bruno, dove sta per partire la ristrutturazione. La protesta è diventata un’osservazione alla variante al Prg che nel suo iter ha già incassato il primo sì del consiglio comunale.

La preoccupazione nasce dal fatto che il complesso di viale Gramsci non è sottoposto a vincolo in quanto escluso dalla “legge dei 70 anni”, il decreto 42/2004 che tutela gli immobili che hanno raggiunto la “veneranda” età. Nonostante questo, in Conferenza di servizi la Soprintendenza ha fissato una prescrizione contro l’abbattimento e per conservare a spazio pubblico la sala del consiglio Pierangeli, salvandola da negozi e supermarket. Al contrario il secondo palazzo, quello dei “lavori pubblici” databile al 1930, è tutelato per l’interesse storico e archeologico.

«Poche certezze e troppi rischi in un luogo di pregio architettonico - commenta Michele Redaelli, consigliere comunale di centrodestra che ha supportato la battaglia -.

Che ne sarà dell’attuale complesso? Sappiamo solo che la Provincia è intenzionata a vendere e che il Comune ha avviato l’iter della variante urbanistica per questa finalità. Come consiglieri di opposizione ci siamo astenuti nella prima votazione in quanto non c’è nessuna garanzia sul percorso che riguarda sia l’attuale edificio, sia la futura sede. Senza queste sicurezze non ci si può assumere il rischio di avere un nuovo contenitore in pieno centro che potrebbe fare la fine dell’ex Bramante, abbandonato al degrado. Quello che abbiamo chiesto, anche attraverso una mozione in consiglio, è innanzitutto di avere un iter certo e garantito sul destino di questi edifici. Chiediamo una visione e una strategia urbanistica complessiva del centro storico che tuttora manca completamente, in quanto si continua con interventi a spot isolati fra loro».

La lista civica

Il consigliere sollecita inoltre che la «futura sede della Provincia rimanga in zona per l’importanza che ha in termini di servizi e partecipazione alla vita collettiva dell’area centrale». Redaelli ringrazia gli architetti per il «prezioso contributo che entrerà a far parte della documentazione da analizzare in consiglio. È fondamentale ribadire il valore dell’edificio, prezioso esempio di struttura moderna che ha uno sguardo aperto al contesto nazionale, è stato paragonato al palazzo della Rai di viale Mazzini».

All’incontro con gli architetti, era presente anche Italo Campagnoli, portavoce della lista civica “Vieni oltre”, che si è schierato con i professionisti per salvare il palazzo. «Il pregio dello stabile non è solo architettonico e culturale, ma anche sociale e politico - dichiara Campagnoli -, nasce per essere pubblico e sono proprio questi gli spazi che dobbiamo salvaguardare, difendere e rilanciare. Aspetto interessante il richiamo alla partecipazione, al dibattito e alle decisioni che riguardano la comunità. Prospettive che le nostre Amministrazioni hanno praticamente azzerato, realizzando interventi che andrebbero pianificati in una strategia di sviluppo urbanistico e che invece seguono solo percorsi destinati alla raccolta dei finanziamenti».

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