Montecchio piange Ettore Arceci
L'ottico ritrovato morto in un burrone

Montecchio piange Ettore Arceci L'ottico ritrovato morto in un burrone
di Gianluca Murgia
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Giovedì 17 Agosto 2017, 09:28 - Ultimo aggiornamento: 09:29

VALLEFOGLIA - Agli amici ripeteva che «la vita è un soffio, uno stelo che il vento spazza via». Ettore Arceci, 64 anni, montecchiese doc, storico ottico del paese, è stato trovato senza vita in fondo a un dirupo profondo circa 300 metri, ai piedi del Castel delle Aie, a Ziano di Fiemme, a oltre 2.000 metri di altezza in provincia di Trento. Lo cercavano dalla sera prima, dopo l’allarme lanciato da un amico che lo attendeva per la cena a malga Sadonale. Arceci, aspetto da burbero ma con il cuore d’oro, riservato quanto gentile, colto e professionale, era un orologio svizzero: mai e poi mai avrebbe tardato a un appuntamento.
 
Da anni in quella zona aveva trovato il suo buen retiro a Villaggio Veronza, a Carano, due passi da Cavalese, dove tutti si conoscono, dove tutti lo conoscevano, dove in questi giorni si trova anche il figlio di un suo cugino che, intimorito dal silenzio del cellulare, ha riallertato le forze dell’ordine. I soccorsi si sono subito messi in moto e per tutta la serata del Ferragosto, compresa parte della nottata, decine di persone hanno scandagliato ogni sentiero. Arceci, residente sulla collina di Montecchio, era partito da solo per le vacanze il 13 agosto. Avrebbe riaperto il negozio il 28 ma aveva ormai deciso di godersi la meritata pensione, arrivata due anni fa, e cedere a settembre il suo storico negozio di occhiali nel centro commerciale di via Pio La Torre. Voleva stare più tempo con la famiglia, con la moglie Maria Cristina, con la quale aveva da poco festeggiato i 36 anni di matrimonio, e le figlie Silvia, 28 anni, stimata biologa e Marta, la più piccola, di 24. Un ultimo sforzo dopo aver messo letteralmente gli occhiali a centinaia e centinaia di montecchiesi. Una grande svendita, per poi poter coltivare a tempo pieno anche le sue due grandi passioni: la montagna e la moto.
Purtroppo, ha fatto solo in tempo a condividere su Facebook gli ultimi scatti con cui, nella giornata di Ferragosto, aveva immortalato i laghetti delle Aie, scorci delle montagne fiemmesi che tanto amava come amava le sue moto: il “Galletto” della Motoguzzi che aveva recentemente restaurato, e la sua Honda Goldwing 900, più volte migliorata in officina, di cui andava fierissimo e sulla quale dopo aver percorso più di 100mila chilometri si definiva con ironia “l’uomo nero”. Lo scorso maggio aveva preso parte al moto raduno in ricordo di Severino Ridolfi, con partenza proprio dal centro commerciale di Montecchio dove, negli anni ‘80, Arceci aveva trasferito il suo storico negozio di occhiali, l’Ottica Ettore Arceci, aperto il 12 aprile del 1974 al 53 di via XXI gennaio, distrutto da un feroce incendio. Famiglia conosciutissima: sua madre, Soave Polidori, la maestra Dema, è stata la prima storica insegnante di Montecchio.
Arceci era amante del deltaplano a motore, appassionato di tiro a segno ed escursioni. Il giorno prima della tragedia era andato a pesca di trote. Gli ultimi momenti felici. I vigili del fuoco volontari del corpo di Ziano, con una trentina di uomini, quelli del corpo di Carano, i carabinieri, gli agenti della polizia della Scuola alpina di Moena con i cani, unitamente a quelli condotti dalla Scuola provinciale dei cani da ricerca e da quelli della Croce rossa lo hanno cercato per ore. Con loro anche il Soccorso alpino e l’elicottero dei vigili del fuoco dei permanenti, oltre a quello dell’elinucleo dei carabinieri di Laives che si è alzato in volo all’alba. Tutto inutile: il corpo senza vita di Arceci è stato individuato ieri mattina, poco dopo le 8.30, ai piedi di un dirupo. Dalle prime ricostruzioni sarebbe morto sul colpo, per il ripetuto violentissimo impatto sulle rocce dovuto alla caduta. Con la sua auto, nella mattinata, da Carano aveva raggiunto Malga Sadole, per poi incamminarsi verso i laghetti delle Aie, dove era arrivato alle 12.20 e dove aveva pranzato. Avrebbe poi voluto proseguire verso il passo Litegosa per poi rientrare alla malga e incontrarsi con un amico per la cena ma, a valle, non è mai arrivato. Non è ancora chiaro che cosa possa aver provocato la caduta: forse è scivolato in un tratto di sentiero esposto, forse una improvvisa perdita di equilibrio, forse un malore. Anche se Arceci godeva di ottima salute, era un appassionato di trekking e in quelle camminate era praticamente di casa.
Il corpo è stato recuperato dall’elicottero dei vigili del fuoco di Trento con l’ausilio degli operatori del Soccorso alpino e trasferito alla camera mortuaria di Ziano.

La moglie, a Montecchio, è stata avvisata dai carabinieri, intervenuti con una equipe del 118 e uno spicologo. Il nulla osta per il trasferimento a Montecchio, dove si terrà il funerale, è già arrivato dato che l’autorità giudiziaria non ha ritenuto necessari ulteriori accertamenti sul corpo dell’uomo.

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