Il vaccino Sputnik per i frontalieri marchigiani e riminesi, San Marino conferma: «Tante richieste, dispoibili a ragionare»

Il vaccino russo
Il vaccino russo
di Gianluca Murgia
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Mercoledì 3 Marzo 2021, 06:05

SAN MARINO Il “compagno” Sputnik, al momento, è già stato inoculato a una categoria speciale di frontalieri pesaresi e romagnoli: i sanitari. In attesa che il ministro Speranza risponda alla lettera del sindaco di Monte Grimano Terme, Elia Rossi, che nei giorni scorsi ha lavorato a un accordo con il governo di San Marino per la somministrazione del vaccino russo ai circa 8.000 frontalieri ottenendo anche una apertura per tutti i residenti delle province di Pesaro e Urbino, e Rimini, c’è quindi un precedente.

E non sono numeri da poco perché, causa la prima ondata Covid, moltissimi sanitari marchigiani e riminesi hanno trovato lavoro nelle strutture sanitarie del Titano perché quelli che ci lavoravano, a loro volta, avevano accettato proposte di lavoro allettanti in realtà estere. Non solo: molti dei sanitari sammarinesi, già vaccinati con lo Sputnik, prestano tutt’ora servizio come consulenti medici in diversi centri privati del Riminese e Pesarese. E allora, in termini di sicurezza, cosa cambia? Come si farà con il patentino vaccinale? Se Salvini è atteso a un incontro con i quattro segretari di Stato sammarinesi, sul canale aperto dal sindaco Rossi c’è il sostegno della Regione Marche e del forzista Antonio Tajani». Cauto, ieri, il presidente della Provincia di Rimini Riziero Santi: «Siamo parte integrante del Piano vaccinale regionale e di quello nazionale». 

Intanto a San Marino prosegue a ritmo di 400 al giorno la campagna di vaccinazione arrivata agli over 75. «Numerose le richieste che arrivano da diverse parti d’Italia e non solo - ha spiegato il Titano con una nota - ivi comprese quelle delle amministrazioni locali confinanti, per la copertura dei tanti lavoratori frontalieri.

Una possibilità non scartata dalle autorità governative, compatibilmente alle dosi che per ora si limitano alla copertura di poco più del 15% della popolazione residente. Una collaborazione con i territori limitrofi dovrà essere valutata attentamente, in un dialogo istituzionale che possa consentire di raggiungere precise intese bilaterali in materia, che ne valutino la portata e le modalità. Da parte dell’esecutivo si assicura la piena disponibilità a ragionare».

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