«Lanzi al lavoro da settimane mentre il Pd litiga sul nome». Frecciate del centrodestra ai dem: settimana cruciale per il totosindaco

«Lanzi al lavoro da settimane mentre il Pd litiga sul nome». Frecciate del centrodestra ai dem: settimana cruciale per il totosindaco
«Lanzi al lavoro da settimane mentre il Pd litiga sul nome». Frecciate del centrodestra ai dem: settimana cruciale per il totosindaco
di Miléna Bonaparte
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Lunedì 11 Marzo 2024, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 12:22

PESARO L’ufficializzazione di Marco Lanzi a candidato sindaco del centrodestra è ormai questione di ore e la coalizione ne approfitta per mandare frecciatine al Pd che, al contrario, temporeggia, non scioglie il nodo del nome e si ritrova diviso tra le correnti interne.

Una impasse che presta il fianco a schermaglie alla vigilia di una settimana cruciale, ripartita tra la nuova riunione dei saggi di casa dem con gli aspiranti candidati e l’imminente presentazione alla città di Lanzi, ex vice commissario di polizia e sindacalista del Siulp che rappresenta «la sintesi perfetta di un progetto politico aperto alla città» e in più «già al lavoro da settimane». Lo sostengono i segretari del centrodestra di Pesaro Serena Boresta (FdI), Giammarco Cecconi (Forza Italia), Giorgio Razzi (Civici Marche), Silvana Ghiretti (Lega) e Fabio Giovanelli (Udc).

Le schermaglie

«Noi siamo aperti alla città, il Pd è chiuso in una stanza, impegnato a costruire equilibri tra le diverse fazioni - affermano -. Il Pd è scaduto dalla partecipazione alle spartizioni interne. Un segnale evidente che alla segreteria del partito interessano molto di più i giochi tra i capi corrente rispetto alle esigenze della città». Il centrodestra parla di un «imbarazzo del Pd nel non riuscire a convincere nemmeno la metà dei suoi dirigenti sulla naturale candidatura di Daniele Vimini, per 10 anni vicesindaco di Ricci e suo naturale erede. Questo è il palese segnale dell’insoddisfazione del Pd verso l’operato del sindaco uscente che, con la scusa del terzo mandato, ha bloccato per mesi qualsiasi forma di partecipazione alle scelte.

Ora che la decisione è in mano ai ”saggi” si certifica che i dem hanno scelto di passare attraverso le “primarie aperte”, un casting stile X Factor, regalando il ruolo di giudice ai 5 Stelle».

La bocciatura della consigliera regionale pentastellata Marta Ruggeri nei confronti della designazione di Sara Mengucci a candidata del Pd, colpevole di sedere nel cda di Mms, «ha messo a nudo l’ipocrisia dei grillini che possono occupare un posto in giunta con Ricci il quale, come socio di maggioranza al 25% di Mms ha nominato Mengucci e non l’ha sfiduciata dopo il voto sulla discarica di Riceci, ma non possono accettare la sua candidatura a sindaco. È ormai evidente che l’asse tra il Pd e i 5 Stelle è costruito solo per favorire alcune correnti interne ai dem interessate al gioco delle preferenze per qualche consigliere in vista delle regionali».

A differenza del Pd, «noi abbiamo lavorato per costruire un legame tra le forze politiche e la città che, in questi anni di gestione dell’uomo solo al comando, Matteo Ricci, non è mai stata ascoltata, se non mediante una finta partecipazione». Il dibattito sul dopo-Ricci è stato trasformato dal sindaco uscente e dal Pd in una «guerra interna e una compensazione tra correnti di partito. Questo rivela solo il disinteresse verso la società civile. La nostra volontà è invece offrire una proposta politica convincente e innovativa vicina alla gente».

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