I baby vandali ripagano la casetta che avevano incendiato e così schivano la denuncia

I baby vandali ripagano la casetta che avevano incendiato e così schivano la denuncia
I baby vandali ripagano la casetta che avevano incendiato e così schivano la denuncia
di Lorenzo Furlani
4 Minuti di Lettura
Martedì 25 Maggio 2021, 12:04

FANO - Il vandalismo, insieme al bullismo, è il fenomeno che tipicamente accresce la violenza tra i ragazzi ed è la prima manifestazione di quella microcriminalità che altera la qualità della vita urbana e minaccia di creare, attraverso l’emulazione tra giovani, processi sociali sempre più degradati.

Episodi allarmanti

In una città dove non mancano episodi allarmanti - il più grave è quello accaduto poco più di due settimane fa alla rocca malatestiana, dove due ragazzi sono stati presi di mira da un branco di aggressori per un pestaggio a sangue - assume particolare valore il processo di restituzione sociale avvenuto a Sant’Orso, dove i minori che erano stati protagonisti di un grave atto di vandalismo hanno riconsegnato alla comunità del quartiere, a proprie spese e applicandosi anche con il lavoro manuale insieme alle loro famiglie, una casetta di legno a uso pubblico, che nel frattempo è stata fornita di alcuni libri dalla Memo.

Un processo di presidio sociale virtuoso, guidato dall’amministrazione comunale con il braccio operativo della polizia locale.

Il fatto risale alla vigilia di San Silvestro 2019 (la pandemia in seguito ha rallentato tutto il processo). Nel pomeriggio di quel giorno qualcuno aveva distrutto definitivamente nel parco di via Petri la casa di legno, usata come ricovero di attrezzi, già danneggiata negli eccessi dei precedenti festeggiamenti di Halloween, allorché era stata lesionata anche la casetta per lo scambio gratuito dei libri. Al capanno, così come a due cestini dei rifiuti, era stato appiccato il fuoco. 

Responsabili identificati

Una pattuglia dei vigili urbani, subito intervenuta, era riuscita a identificare un ragazzo del quartiere e le indagini, svolte nei due giorni successivi, incrociando varie testimonianze, avevano portato a individuare come autori del vandalismo sei minori residenti a Sant’Orso, di età compresa tra 14 e 17 anni. Ragazzi cosiddetti di buona famiglia, senza precedenti penali, appartenenti a nuclei ben integrati che non soffrono di particolari problemi sociali.


Come ricostruisce ora l’assessora alla polizia locale Sara Cucchiarini, i ragazzi erano stati convocati con le loro famiglie al comando della polizia locale e, di fronte a un’iniziale diffidenza e a un successivo sbigottimento dei genitori, incalzati dai riscontri dei vigili urbani, avevano ammesso le loro responsabilità, seppure cercando di sminuire l’episodio e parlando di un modo per vincere la noia.


Anche il lavoro manuale

In quell’occasione, l’amministrazione scelse di non denunciare i ragazzi per il reato di danneggiamento puntando, con l’avallo delle famiglie, sulla loro responsabilizzazione attraverso il ristoro del danno, che si è perfezionato i giorni scorsi con l’installazione nel parco della casetta di legno fornita da un’azienda specializzata di Calcinelli alla cui costruzione hanno partecipato anche i ragazzi.


«Si può sbagliare ma si può e si deve rimediare - commenta l’assessora Cucchiarini - e non c’è niente di più bello che vedere prendere forma qualcosa di utile, frutto di un lavoro di squadra e della propria consapevolezza. Della casetta si prenderanno cura gli stessi ragazzi e tutto il quartiere anche attraverso l’associazione Noi di Sant’Orso. La nostra città sarà tanto più bella quanto più chi la abita vive nel rispetto di sé stesso e del prossimo».


Il sindaco: recupero apprezzabile

«E’ sempre apprezzabile - afferma il sindaco Massimo Seri - vedere che chi commette un errore cerca di porvi rimedio. La nostra città si identifica con i valori di libertà, rispetto e altruismo. Questi ragazzi hanno iniziato un percorso che ha portato a restituire alla comunità il bene sottratto. In questo modo si è evidenziata la loro volontà di impegnarsi, di riscattarsi e di rimettersi in gioco».
 

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