Nel mirino Alexis Ferrante, 23 anni attaccante italo-argentino girato dal Pescara e poche ore prima in gol, che era al volante dell’Audi A2 di proprietà di Alberto Acquadro, centrocampista di un anno più giovane. Sarebbe stato quest’ultimo a chiedergli di guidare l’auto sulla quale viaggiavano anche Moussa Ndiaye, 19 anni, senegalese arrivato in granata sempre via Pescara dopo essere stato liberato dal fallimento del Cesena, e un amico di Ferrante.
Non è dato sapere se Acquadro ignorasse la circostanza che Ferrante fosse in possesso di una patente di guida argentina, di sicuro era consapevole di non risultare formalmente idoneo il giocatore di Buenos Aires che alla vista del posto di blocco dei Carabinieri, preso probabilmente dal panico, ha accelerato.
Il tentativo di fuga, che difficilmente avrebbe avuto successo (la caserma è a due passi, in più la videosorveglianza in zona non manca) e che avrebbe comunque potuto innescare pericolosi sviluppi, si è arrestata quasi subito. Semidistrutta l’auto, divelta la ringhiera, integri appunto gli occupanti. Lo hanno costatato per primi i militari che hanno poi escluso risvolti penali. Il tasso alcolemico del conducente era appena al di sopra del limite consentito, la guida senza patente configura a sua volta un illecito amministrativo e così il mancato rispetto dell’alt. Insomma, multa, punti tolti alla patente (che però non c’è) e niente di più. C’è però un altro conto che rischia di essere decisamente più salato, quello dei danni da decine e decine di migliaia di euro provocati alla struttura e anche all’auto del compagno. In un contesto simile l’assicurazione si chiama fuori. Intanto i tifosi si dividono fra colpevolisti (la maggioranza) e buonisti. C’è chi pretende pubbliche scuse, mentre l’ipotesi che tra le misure del club granata possa esserci anche quella di obbligare i tre a fare volontariato resta per il momento solo un’idea.