Pesaro, 100 falsi incidenti stradali
Avvocati e medici tra i 212 indagati

Un falso incidente stradale
Un falso incidente stradale
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Giovedì 23 Giugno 2016, 15:08
PESARO - Un'associazione per delinquere finalizzata all'organizzazione di falsi incidenti stradali per incassare indebiti rimborsi assicurativi è stata scoperta dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Pesaro che ha messo sotto indagine 212 persone, tra cui avvocati, medici e infermieri compiacenti, accertando 79 falsi sinistri stradali.

Nel corso della ricostruzione di oltre 100 incidenti stradali, effettuati in un periodo di 4 anni, sono state censite richieste di risarcimenti danni per circa un milione di euro e liquidazioni di indennizzi per oltre 600.000 euro per traumi inesistenti o provocati da altre cause.

L’operazione, sviluppata anche mediante investigazioni di natura tecnica, ha portato gli investigatori ad accertare l’esistenza di una ramificata organizzazione delinquenziale, con a capo due avvocati (uno di Fano iscritto al Foro di Pesaro e l’altro originario di Taranto, già sospeso dall’ordine e noto per precedenti della medesima specie) e un faccendiere residente nel Pesarese, che si sono avvalsi della connivenza di personale medico, di un centro diagnostico di Fano e di un’agenzia di pratiche di Vallefoglia.

In particolare, l’attività fraudolenta, realizzata principalmente sui territori delle province di Pesaro, Rimini e zone limitrofe, avveniva attraverso una meticolosa organizzazione di un falso sinistro con feriti oppure, in altri casi, solo attraverso la compilazione della constatazione amichevole di un finto incidente. Nella maggior parte delle volte venivano coinvolti nella dinamica dei sinistri soggetti in difficoltà economica oppure persone con pregressi traumi fisici. Prima di precostituire l’incidente gli indagati procedevano alla sottoscrizione di polizze Rca con varie compagnie, a cui seguiva così la costruzione del sinistro attraverso quattro metodologie: la simulazione su strada, effettuata con mezzi già danneggiati; la costruzione di un doppio sinistro attraverso la denuncia dello stesso fatto a più compagnie assicurative utilizzando i medesimi dati ed invertendo i ruoli dei partecipi; la compilazione meramente cartolare della sola constatazione amichevole, in assenza di un sinistro realmente accaduto nonché l’inserimento successivo, di uno o più trasportati danneggiati, in un sinistro realmente accaduto.

Pianificato il falso sinistro, i finti danneggiati si presentavano presso le strutture di emergenza ospedaliere del territorio, per la certificazione di traumi fisici inesistenti, presentando poi tutta la documentazione ai due avvocati, per la successiva richiesta di indennizzo. Gli stessi indirizzavano i finti danneggiati da medici e centri diagnostici compiacenti, al fine di ottenere refertazioni e certificazioni alterate, documenti necessari per la definizione e l’ottenimento dell’invalidità.

La determinazione e la totale mancanza di scrupoli dell’organizzazione criminale nel raggiungere i propri illeciti obiettivi, si è riscontrata anche nella volontà di effettuare un falso sinistro con la partecipazione di una donna di nazionalità straniera, in stato interessante. Infatti l’intento criminale era quello di far assumere alla puerpera, prima della simulazione dell’incidente, un farmaco impiegato per l’interruzione della gravidanza, in maniera tale da ricondurre la perdita del feto al falso sinistro stradale, allo scopo di ottenere un indennizzo di centinaia di migliaia di euro.

Nello stesso contesto operativo, a seguito della minuziosa e capillare analisi delle conversazioni svolta dagli inquirenti, è stata accertata l’illegale esportazione in territorio elvetico del dipinto Isabella d’Este, verosimilmente attribuibile al maestro Leonardo da Vinci ed oggetto di sequestro penale da parte delle autorità svizzere, su richiesta della Procura della Repubblica di Pesaro, vicenda tuttora al vaglio delle competenti autorità e che, nel mese di febbraio 2015, è salita agli onori della cronaca nazionale ed internazionale.

In particolare, gli accertamenti effettuati sull’associazione sono entrati in convergenza investigativa con una separata indagine delegata sempre dalla medesima Procura della Repubblica al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Artistico Nucleo di Ancona, per l’ipotesi di reato di esportazione illecita di opere d’arte. Lo sviluppo dell’indagine relativo a quest’ultimo reato, inizialmente delegato al reparto dell’Arma, è stato svolto congiuntamente dalle due forze di polizia.

Le investigazioni si sono, così, concluse con la denuncia alla predetta Procura della Repubblica di 212 soggetti, 26 per i reati di cui agli articoli 416 - associazione a delinquere - e 642 del codice penale - danneggiamento fraudolento dei beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona, e 186 soggetti per i reati di cui agli articoli 642 e 110 codice penale., in concorso con quelli appartenenti al sodalizio criminoso nella perpetrazione di altri reati strumentali all’attività associativa, tra cui sostituzioni di persona e falso documentale, fattispecie penali per le quali sono previste pene detentive fino ad un massimo di sette anni.

I partecipi all’attività criminosa risultano originari sia delle province ove sono stati realizzati i sinistri (35 di Pesaro-Urbino, 28 di Rimini e zone limitrofe), ma soprattutto di altre regioni italiane principalmente del sud (28 della Campania, 25 della Puglia, 15 della Sicilia, 5 del Piemonte, 4 della Sardegna e 3 della Basilicata) nonché di altre nazionalità dell’Est Europeo e del Nord Africa (22 della Romania, 18 dell’Albania, 3 della Bosnia Erzegovina, 2 della Macedonia, 19 del Marocco e 5 del Bangladesh).

L’articolata e complessa indagine è il risultato del continuo monitoraggio del tessuto economico–finanziario operato dalla Guardia di Finanza nella provincia pesarese, finalizzato alla prevenzione ed alla repressione dei fenomeni maggiormente lesivi dell’economia legale, a tutela dei cittadini onesti.
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