Pesaro, doccia gelata del distretto di medicina del lavoro: «Test sierologici senza valore diagnostico»

Pesaro, doccia gelata del distretto di medicina del lavoro: «Test sierologici senza valore diagnostico»
Pesaro, doccia gelata del distretto di medicina del lavoro: «Test sierologici senza valore diagnostico»
di Silvia Sinibaldi
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Giovedì 7 Maggio 2020, 06:05

PESARO - Il fischio d’inizio della grande partita dei test sierologici è scattato con ampio anticipo rispetto al 29 aprile quando la multinazionale Abbot si è aggiudicata la gara d’appalto indetta dal Commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus, per l’acquisto di kit, reagenti e consumabili destinati all’effettuazione di 150mila test sierologici: dapprima con le avanguardie private e poi con i laboratori pubblici.

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Con quali reagenti questi test vengano condotti non è chiaro proprio perché tali operazioni e i relativi acquisti sono stati effettuati prima del 29 aprile. Ma su tanti dubbi una certezza: i costi sono a carico del lavoraore. E la direttrice del Distretto di Pesaro di Medicina del Lavoro ha informato i colleghi che «i test sierologici non sono validati scientificamente e quindi non hanno nessun valore diagnostico bensì, se comprese in uno studio scientifico, potrebbero avere un minimo valore epidemiologico».
 
L’opzione esame del sangue è stata rapidamente colta da numerosi imprenditori che hanno chiesto test sierologici a tappeto per tutti i dipendenti. Svetta la Cna che ha già avviato, in convenzione con il Biolab di Montecchio, uno screening per 3mila lavoratori. 
Filosofia e pratica
Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e tanto i medici di base quanto i medici del lavoro hanno in più occasioni segnalato le difficoltà di un sentiero a latere che mal si concilia con l’attuale assetto del percorso che porta all’accertamento di un caso di contagio. Ma non solo? Il medico di base o del lavoro che fa richiesta di un test sierologico per un paziente, davanti a un esito che ne segnali la positività, cosa deve fare? A quale autorità rivolge l’eventuale richiesta di un tampone? Ha competenza per certificare una condizione di malattia valida per l’Inps? Rispondeva in parte la Cna: «Figura cardine nella gestione dei risultati dei test sierologici (che verranno eseguiti esclusivamente su base volontaria da parte di laboratori privati certificati o appartenenti al Servizio sanitario regionale), sarà quella del medico competente aziendale che, come si legge nella Delibera regionale, avrà il delicato compito di analizzarli e di comunicarli in forma aggregata al Servizio di Prevenzione territorialmente competente». Due mail arrivate in questi giorni ai medici di base pesaresi fanno - con qualche sorpresa - definitivamente chiarezza. La direttrice del Distretto di Pesaro informa infatti i colleghi che «i test sierologici non sono validati scientificamente e quindi non hanno nessun valore diagnostico bensì, se comprese in uno studio scientifico, potrebbero avere un minimo valore epidemiologico». Se ne deduce che in questi casi «non vanno fatte notifiche di caso accertato» perché l’unico esito ufficiale è quello del tampone naso faringeo. Quindi un test sierologico non ha nessun valore. 
I costi
Quanto alle modalità di partecipazione allo studio regionale di siero-prevalenza nella seconda email la stessa direttrice del Distretto di Pesaro «specifica che il percorso degli assistiti che hanno effettuato esami sierologici su indicazione del medico competente è a totale carico economico e organizzativo del datore di lavoro».

Ovvero la richiesta dei sierologici, l’eventuale richiesta, l’esecuzione e la processazione del tampone sono operazioni che paga l’imprenditore che ne ha fatto richiesta. «Sarà cura del medico competente della ditta inviare al dipartimento di prevenzione i risultati dei test sierologici e dei tamponi».

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