Terza fase, tracciato il solco tutti convocati in Prefettura

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Venerdì 22 Settembre 2017, 05:00
IL PROGETTO
PESARO La terza fase dell'accoglienza e dell'integrazione, il solco è tracciato. Oggi in Prefettura la riunione definita pletoriana, ovvero con tutte le associazioni, enti religiosi, amministratori per discutere di come affrontare il momento in cui il richiedente asilo riceve il permesso di soggiorno per motivi umanitari, la protezione sussidiaria o lo status di rifugiato politico. In particolare la fase in cui è fuori dalle strutture, ma non ha un lavoro e una casa. Poi c'è chi invece ha ricevuto il diniego e resta in attesa del ricorso, prima di essere definitivamente clandestino. I vari soggetti riflettono sul tema.
La ricognizione
Una ricognizione è già stata fatta e secondo i dati forniti da Coop Labirinto e Incontri per la Democrazia, gli attuali gestori dei 1150 migranti presenti sul territorio, ammonterebbero ad un totale di seicento circa. Per quasi tutti sono noti sia gli attuali luoghi di dimora in Italia o all'estero e la maggior parte di loro, spesso anche a distanza, viene tuttora seguita da operatori dei due Enti gestori. Le parole del prefetto Luigi Pizzi sono state chiare: «Ci stiamo muovendo in anticipo rispetto ad altre realtà per parlare della terza fase di accoglienza: dopo la prima gestione e gli Sprar, occorre capire dove possono essere inseriti i richiedenti asilo. Questo vale per il caso dei dinieghi, ma anche dell'ottenimento dello status di rifugiato. Si è ipotizzato assieme al sottosegretario all'interno Domenico Manzione di concedere un permesso di soggiorno temporaneo, di qualche mese, nel caso dei dinieghi, per motivi di studio o ricerca dell'occupazione in modo che i migranti non siano clandestini. È un processo dispendioso e con il sottosegretario si è parlato anche di un eventuale impiego di risorse del Governo».
La Caritas
Emilio Pietrelli, direttore della Caritas Diocesana spiega che «sono capitate diverse situazioni al centro di ascolto, persone indigenti che chiedevano aiuto e abbiamo cercato di gestire la cosa. E' importante ora parlarne insieme e cercheremo di capire in sinergia come intervenire di concerto. Ben venga l'iniziativa del prefetto che vuole tutte le forze in campo, per trovare le soluzioni adatte ma anche capire quali saranno i compiti e come gestire l'integrazione insieme. Sono fiducioso perché da questo tavolo potranno nascere buone prassi». Guarda oltre anche Cristina Cecchini, responsabile dell'associazione Incontri per la Democrazia, che gestisce una parte di migranti sul territorio provinciale. «Noi siamo disponibili a essere parte del progetto nelle modalità in cui ci vorranno coinvolgere. Già lo stiamo facendo a nostre spese. A chi ha protezione umanitaria diamo i tempi necessari affinché si rendano autonomi. Non facciamo uscire i soggetti che non sono in grado di trovare una soluzione, soprattutto donne con bambini. Ne abbiamo 16 in carico, ma tutto va ripensato insieme perché la risposta degli Sprar è limitata».
La disponibilità
Il Servizio di protezione dei richiedenti asilo conta quattro strutture in provincia e ospitano circa un centinaio di migranti. Si tratta di Pesaro Accoglie, Invictus, Tandem e la struttura per minori di Lunano. Sara Mengucci, assessore ai servizi sociali di Pesaro sottolinea come «all'interno degli Sprar si fa formazione professionale, c'è l'obbligo di studio della lingua e sono stati attivati anche tirocini formativi. Cerchiamo di favorire percorsi di autonomia anche grazie ai nostri assistenti sociali e di puntare sul volontariato come progetto di integrazione e di conoscenza dei territori. E stiamo portando avanti un bando sperimentale di accoglienza dei migranti senza abitazione, minori non accompagnati nelle famiglie, o in fase conclusiva negli Sprar. Potranno quindi per sei mesi cercare di essere autonomi. Le famiglie beneficeranno di 350 euro al mese». Il sottosegretario Manzione ha lanciato anche un altro input nella sua visita a Piobbico mercoledì. La rivela Natale Alessandrini dell'Auser, l'associazione che porta avanti le esperienze di volontariato dei migranti nel pesarese. «È una questione da affrontare, il sottosegretario ha parlato di impegnare chi ha già una protezione umanitaria in un volontariato civile con un rimborso di 400 euro mensili. Servono risorse, ma può essere una strada, anche utile alla collettività. Cerchiamo di affrontare insieme la questione senza pregiudizi».
Il sottosegretario
Ma tutto ruota attorno al tema del lavoro, fattore fondamentale per l'autonomia. Giovanni Giovanelli della Cisl sottolinea: «L'inserimento non è facile, al sindacato si sono presentati alcuni migranti per essere orientati, ma spesso hanno difficoltà con la lingua. La gestione della terza fase è fondamentale per l'integrazione e siamo felici che qualcuno possa tirare le fila. A Fano abbiamo l'esperienza di Cuccurano con l'associazione Pasci impegnata nell'accoglienza. È un inizio».
Luigi Benelli
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