Sanità depotenziata e strade colabrodo Così si infiamma la voglia di Romagna

3 Minuti di Lettura
Martedì 27 Settembre 2016, 05:00
LA SECESSIONE/1MONTECOPIOLO In fuga verso l'Emilia Romagna. La voglia di secessione, che ha contagiato i cittadini dell'alta Valmarecchia e ha comportato il distacco di 7 Comuni 7 anni fa, ha ripreso piede nel nostro territorio. Ed ora dopo Montecopiolo e Sassofeltrio i venti secessionisti soffiano anche nel Montefeltro alimentati da una pessima viabilità e da un servizio sanitario regionale carente che costringe i cittadini a curarsi in Romagna. E così anche i più pacati sbottano. «Non so se arriveremo alla secessione - spiega il sindaco di Carpegna Angelo Francioni -. Ma se non si interviene per migliorare sanità e strade si continua a soffiare sul fuoco della secessione. E l'incendio rischia di divampare».
L'ostruzionismo della Regione
Montecopiolo e Sassofeltrio. I due Comuni avrebbero già un piede in Emilia Romagna in virtù della schiacciante vittoria al referendum consultivo del 2007: a Montecopiolo vinse il sì con 651 voti contro 131 (1.124 gli aventi diritto) mentre a Sassofeltrio i secessionisti ottennero 645 voti a favore con appena 88 contrari (1.273 gli elettori). Da allora il disegno di legge per il distacco dei due comuni si è arenato in Parlamento in attesa del parere del Consiglio regionale delle Marche. «Ringrazio la Regione Marche che con le sue stupidaggini ostruzionistiche ci ha fatto conoscere in tutta Italia - ironizza il sindaco di Montecopiolo Alfonso Lattanzi -. Vogliamo andare in Emilia Romagna non solo per un fatto di identità. Ma è un fatto pratico. Pesaro dista 70 chilometri da Montecopiolo e la viabilità è disastrosa. Rimini è a 40 chilometri. Le scuole superiori più vicine sono a Novafeltria. Per non parlare dell'ospedale di Novafeltria. Non l'hanno chiuso e ha ancora un Pronto soccorso che lavora in maniera eccezionale mentre Sassocorvaro rischia la chiusura».
Lattanzi contro Ceriscioli
Il sindaco di Urbino Maurizio Gambini pensa a un Consiglio provinciale da tenersi a Montecopiolo per ricucire. «E' tardi - continua Lattanzi -. I buoi sono già scappati. Un Consiglio provinciale a Montecopiolo sarebbe solo una sceneggiata. E io ho bisogno di risolvere i problemi e non di sceneggiate. Si chiedano piuttosto perché 7 Comuni se ne sono già andati e 2 sono sul punto di farlo? Degli errori li avranno commessi». La Regione Marche non vuole rinunciare ai due comuni: 2.690 abitanti residenti in una superficie di quasi 58 chilometri quadrati. Per questo il governatore Luca Ceriscioli ha proposto di indire nuovamente il referendum. «Il presidente Ceriscioli evidentemente non conosce la Costituzione: sono i Consigli comunali che deliberano il referendum e non può essere il presidente di Regione a chiederlo - dice il sindaco di Sassofeltrio Bruno Ciucci -. Il parere dei cittadini è rimasto uguale al 2007. Non è migliorato niente. Dalla sanità alla viabilità che, anzi, se possibile sono peggiorate. Non può essere cambiato l'orientamento sulla secessione».
Disagio diffuso nel Montefeltro
Diverso è il discorso nel Montefeltro. Non sono stati costituti dei comitati. Ma il livello di insoddisfazione è elevato. Le problematiche? Sanità e strade. Come per gli altri comuni secessionisti. E così come accaduto per gli altri comuni il rischio è che se la politica non inizia ad affrontare di petto la questione, anche nei comuni montefeltreschi possano nascere comitati a favore del distacco dalle Marche. «Io mi sento marchigiano però il tema della secessione esiste» commenta il sindaco di Carpegna, Francioni.