Generazione alcol, il drink a 13 anni Nove studenti su dieci si ubriacano

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Martedì 4 Ottobre 2016, 05:00
L'EMERGENZA/1PESARO La grave sbornia con ipotermia della 17enne pesarese è solo la punta di un iceberg che segna il problema del rapporto tra i giovani e l'alcool. Due mondi sempre meno distanti come dimostrano alcuni studi del Dipartimento di prevenzione Asur, Area Vasta 1.
L'indagine
Analisi, rimedi e progetti, ma anche la ricerca dei perché i giovani consumano sempre più alcol. La prima evidenza è che analizzando il comportamento di 1.894 giovani di 17 anni, ovvero tutta la popolazione scolastica di quarta superiore della provincia di Pesaro Urbino, il 91,2% dei ragazzi (pari a 1.728) dichiara di aver bevuto alcolici. In aumento rispetto allo stesso studio ripetuto 5 anni fa, quando era l'88%.
L'età della prima sperimentazione per l'8,2% degli intervistati è addirittura inferiore ai 13 anni, per il 33,7% avviene tra i 13 e i 14 anni, per il 48,5% dei ragazzi (la maggioranza) avviene tra i 15 e i 16 anni e infine per il 9,5% ad una età uguale o maggiore a 17 anni. Questo nonostante sia vietato vendere alcolici ai minori di 18 anni mentre al disotto dei 16 è un reato penale. Per il Dipartimento prevenzione Asur «si evidenzia sempre più la tendenza a bere per ubriacarsi, spesso consumando più bevande alcoliche in un breve intervallo di tempo attraverso modelli di comportamento che appaiono sempre più normalizzati dalle mode, dalla pubblicità, dalle tendenze sociali provenienti dai Paesi dell'Europa settentrionale. Tali comportamenti influenzano in particolare i giovani, sicuramente più esposti al rischio di consumo di bevande alcoliche considerate trendy e dal tasso alcolico anche elevato (cocktail, alcolpops)».
La solitudine
Marco Pompili, tra gli autori dello studio per il Dipartimento prevenzione Asur sottolinea che «il consumo di alcol tra i giovani è costantemente in forte crescita, inversamente al consumo tra gli adulti, che negli ultimi anni è in leggero calo. Il motivo è dato da molti studi sociologici contemporanei. I ragazzi oggi bevono per solitudine e paura del domani, per vincere la timidezza, perché non si stimano. Bevono per sentirsi meglio e perché l'influenza dei mezzi di comunicazione oggi, in questo target di popolazione, è molto forte. Abbiamo una rete di psicologi che conferma queste tendenze nella nostra provincia». Ma c'è anche un altro dato importante e riguarda il binge drinking, ovvero l'assunzione di più bevande in poco tempo. Il 45,6% dei ragazzi dichiara di aver bevuto 5 o più bevande alcoliche di seguito entro un paio di ore negli ultimi 30 giorni (binge drinking), questo dato risulta essere nettamente superiore al dato nazionale pari al 39,5%. «Secondo i nostri dati continua Pompili - 4 ragazze su 10 nell'ultimo mese sono uscite almeno una volta con l'obiettivo di bere per ubriacarsi, mentre gli uomini sono addirittura 6 su 10. Il problema è che quasi la metà crede che questo non comporti conseguenze, in pratica il rischio sia moderato, per il 20% il rischio è minimo, mentre il 30% è consapevole della pericolosità del gesto. Questo dato evidenzia una alta tolleranza da parte di questi giovani ad un comportamento riconosciuto dalla comunità scientifica e medica ad alto rischio per la salute, sottolineando un gap notevole tra la consapevolezza del mondo scientifico e dei giovani del mondo reale».
Dal bere alla droga
Ma il passo dall'alcol alla droga è breve. Anzi è l'alcol a stimolare il consumo. Lo studio dimostra infatti che chi fa uso di cannabis in 6 casi su 10 ha consumato mix di alcolici. Un ragazzo su dieci che fa uso di cocaina fra i giovani, è ubriaco, stessa percentuale di combinazione ecstasy e alcol. Quando il bere diventa un fattore patologico interviene il Sert, il servizio dipendenze. «L'abuso di alcol rappresenta il secondo motivo di assistenza al servizio territoriale dipendenze patologiche, è cresciuto del quasi 25% dal 2011 al 2015. Il problema è che l'età del soggetto è elevata, perché la