«Volevo evitare l'auto ed è partito un colpo»

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Sabato 25 Febbraio 2017, 05:00
L'INTERROGATORIO
MONTE SAN GIUSTO «Volevo evitare l'auto, mi sono sbilanciato ed è partito un colpo». L'appuntato piombato in una storia più grande di lui è dentro la stazione dei carabinieri di Monte San Giusto. Quella che per mille e mille giorni l'ha visto al servizio dello Stato, oggi lo squadra accigliata come sicuro indagato. Lo sarà per certo oggi quando la Procura individuerà il capo di imputazione in lesioni colpose per eccesso di legittima difesa. Si parte da qui, dal faro acceso all'esterno della stazione mentre all'esterno c'è il vuoto. Piove, fa freddo, intorno c'è una comunità che si interroga su quello che è successo prima di cena. Che i furti siano una piaga della provincia non è un problema solo di Macerata e a Monte San Giusto, i carabinieri e la stazione vengono ritenuti un presidio molto importante, anzi fondamentale in fatto di sicurezza.
Il presidio di sicurezza
E non è solo questione di simulacri, i carabinieri qui hanno sempre tenuto un profilo alto nella lotta contro la microcriminalità. Perché in questo caso, di microcriminalità si tratta: un ladro che parte a razzo contro un carabiniere che gli chiede dei documenti è un bandito che non ha sangue freddo, un bandito troppo giovane per capire il rischio che sta correndo e ora è in fin di vita. Il fragore del colpo esploso in via don Minzoni però echeggia ed è il fulcro delle domande che i colleghi pongono all'appuntato dentro le stanze della stazione. Il militare fornisce la sua versione dei fatti mentre contemporaneamente viene sentito anche il collega che era con lui per incrociare la descrizione dei fatti. In realtà, gli elementi raccolti davanti e sopratutto dietro alla Fiat Bravo parlano abbastanza chiaramente. Il pm Riccioni ha affidato a un perito l'incarico di capire come sia stato esploso il colpo a cominciare dall'altezza, dalla distanza e dall'inclinazione. Si tratta di parametri che potrebbero appoggiare la difesa dell'appuntato oltre ai riscontri sul montante che avrebbe deviato la corsa del proiettile verso il giovane bandito. «Volevo evitare l'auto, mi sono sbilanciato ed è partito un colpo» avrebbe detto il militare al sostituto e alla polizia giudiziaria spiegando la dinamica, il fatto che lui e il collega hanno aspettato di vedere chi saliva sull'auto vuota. Quell'auto che risultava rubata in Umbria e che quasi certamente era il primo indizio su qualcosa di sbagliato che si stava svolgendo in paese.
Il paese si interroga
Intorno alle vie della stazione non si parla d'altro. Originario di Bari, circa 45 anni, sposato con due figli, l'appuntato è da diversi anni in servizio a Monte San Giusto. Viene descritto «come una persona dedita al lavoro, equilibrata e con alle spalle una condotta professionale molto scrupolosa». Quando si chiede in giro sul suo conto, la reazione della gente è unitaria, fa scudo sul servitore dello Stato: «Ma scriverete contro di lui? Lui è soltanto una vittima e noi non ne possiamo più di questi maledetti furti. Siamo sotto assedio di questi banditi che a ondate ci perseguitano e i carabinieri si fanno in quattro per proteggerci».
d. f.
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