«C'è il piacere di rendere consapevoli i cittadini del patrimonio che è stato creato in questi ultimi anni»

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Venerdì 21 Luglio 2017, 05:00
L'INTERVISTA
MACERATA Ieri sera il via al Lauro Rossi il Macerata opera festival, stasera la prima allo Sferisterio con la Turandot di Giacomo Puccini. Il sindaco, Romano Carancini, presidente dell'Associazione Sferisterio, parla del presente, con un occhio al passato, ma soprattutto del futuro della lirica maceratese. Sindaco Carancini, ci siamo.
Quali sono le aspettative per la stagione 2017?
«Credo che il progetto di quest'anno sarà il più affascinante di quelli fatti finora. Il tema dell'Oriente, le opere popolari, ma non di quelle troppo ruffiane, ci stanno sorprendendo e sono sicuro che faremo discutere».
Qual finora è l'andamento della biglietteria?
«Mai negli ultimi sei anni abbiamo raggiunto in prevendita questi livelli, oltre 800mila euro. La biglietteria è la misura concreta di quanto lo Sferisterio piaccia. Se, poi, pensiamo al terremoto, questo risultato significa che passa il messaggio di autorevolezza del Mof, che la gente viene e prenota di più grazie a quanto abbiamo costruito nel passato. Per non parlare dell'attenzione dei media nazionali che è diventata quasi normale, ma che in passato non abbiamo mai avuto. Siamo soddisfatti e consapevoli del nostro grande patrimonio».
Pochi giorni fa Francesco Micheli ha dato l'addio alla direzione artistica, a fine stagione: dove andrà lo Sferisterio e come si muoverà?
«Intanto, non posso non pensare al 2010 o al 2011 e ad oggi senza percepire il respiro internazionale che il Mof ha raggiunto. Basta mettere assieme le grandissime presenze che già abbiamo con quasi tutte le serate esaurite. Per non parlare della presenza della vicepresidente dell'Argentina, che è voluta venire allo Sferisterio, e di due ex presidenti del Consiglio. Questi elementi ci dicono che ormai la direzione di marcia è quella giusta, ovvero di essere un modello. Ecco perché c'è il piacere di rendere consapevoli i cittadini del patrimonio creato in questi anni, è un bene di tutti che dobbiamo accrescere». Però, dal 2018 ci saranno cambiamenti, a partire dal cambio di direzione artistica: non avete paura di passi falsi?
«Oggi siamo di fronte a una svolta, che mette insieme un grande patrimonio, a partire da un pubblico nuovo. Una svolta che potrebbe far tremare rispetto al passato: ci avventuriamo su una strada che può accrescere il prestigio dello Sferisterio, ma ci troviamo di fronte anche il rischio di aprire un percorso non battuto, che non dà certezze. Il nostro atteggiamento, però, è di grande fiducia».
Come vi state muovendo per la successione di Micheli?
«Intanto, d'accordo con lui, a brevissimo faremo passi avanti per la scelta del nuovo direttore artistico. Vogliamo la continuità nella diversità del progetto, per consolidare i valori raggiunti, provando, però, a volare più alto. Tra tre anni potremmo avere un teatro più prestigioso. Per il nuovo direttore artistico, stiamo facendo un lavoro su una rosa molto ampia di persone. Vogliamo mettere in competizione sui progetti, tracciando la storia degli ultimi sei anni, che ha rivoluzionato lo Sferisterio, ma dando spazio alla fantasia, senza cercare un altro Micheli: siamo consapevoli che non possiamo trovare un clone di Francesco».
Come vede la stagione 2018, creata da Micheli, che sarà in carico a un altro direttore artistico?
«Per il 2018 c'è la tensione del cambiamento, ma anche la fiducia sul fatto che affronteremo e vinceremo questa sfida, perché abbiamo un patrimonio solidissimo e siamo aperti alle novità».
La squadra, dunque, ha lavorato bene?
«Le basi su cui fonda il progetto del Mof sono plurali. Certo, ci sono state discussioni che, però, non sono conflitti o litigi, ma voglia di confronto vero, di cui non dobbiamo vergognarci. In questo alveo costruiremo le stagioni che verranno».
E il futuro di Micheli?
«Francesco lo pensiamo a tutto campo: mentre prima era il regista della squadra, con Luciano Messi come metodista, ora abbiamo un fantasista a tutto campo, per Macerata e il territorio, e lo impiegheremo dove serve, per accrescere i talenti del territorio, sicuramente per la candidatura di Macerata a città della cultura 2020».
Come vanno i conti della lirica?
«Sono stati sei anni virtuosi,. Ecco perché, intorno al 2020, gli ammortamenti degli anni gioiosi cesseranno, liberando risorse per circa 150mila euro da usare per la produzione».
Nicola Paciarelli
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