«Sono stato capo del governo e sono segretario del Pd, ma so bene la distanza fra le chiacchiere di palazzo e i problemi reali»

3 Minuti di Lettura
Giovedì 19 Ottobre 2017, 05:00
LA VISITA
MONTEGRANARO Ore 15.30, puntuale come un orologio svizzero. L'auto blu (o meglio nera) coi fidi Scalfarotto e Richetti entra lentamente dal cancello dove già da mezz'ora gli stati generali della politica e dell'economia del Fermano sono schierati tutti per lui. Il segretario del Pd Matteo Renzi apre la portiera e già gli sono addosso frotte di fotografi, cameramen e giornalisti.
L'incontro
Roba da vero divo di Hollywood. Sui palazzi di via Turati, intorno al quartier generale della Romit, c'è chi si è piazzato persino con le sdraio. Li saluta con un cenno, da alcuni riceve applausi, da altri qualche urlaccio meno ben augurante. Poco prima del suo arrivo viene rimosso uno striscione con su scritto Matteo, sei venuto a dirci un'altra volta che non ci lascerai soli? Vergogna. Messaggio chiaro, anche se il tema dell'oretta in uno dei calzaturifici simbolo del distretto fermano-maceratese è un altro: la crisi che attanaglia il calzaturiero. Ad accoglierlo il padrone di casa, Enrico Ciccola, e il senatore Francesco Verducci, che dell'incontro, inserito nell'iniziativa in treno Destinazione Italia è una delle cinque tappe marchigiane. Tutti vorrebbero essere con lui, tutti vorrebbero dirgli una parola, tutti vorrebbero strappargli un selfie. Ma per il tour all'interno della fabbrica c'è spazio solo per una ristretta delegazione. C'è Annarita Pilotti, presidente di Assocalzaturifici, ci sono i rappresentanti di associazioni di categoria e sigle sindacali, i vertici locali del partito e la componente democrat della giunta comunale, con sindaco Ediana Mancini e assessori Aronne Perugini e Roberto Basso. Il trio Ubaldi-Strappa-Beverati resta fuori, ma non ne fanno un dramma. Una mezz'ora tra manovia e magazzini, un saluto ai dipendenti per ascoltare le loro istanze e poi tutti al piano di sopra, nella vasta sala improvvisata auditorium dove stampa, imprenditori e altri invitati attendevano il verbo renziano. Il corteo riemerge dai sotterranei preceduto da quello dei camici azzurri degli operai che, almeno, si sono goduti qualche ora di riposo. Eccolo l'ex premier, che prima lascia la parola alle istanze di Ciccola, Pilotti e Mancini e poi impugna il microfono per chiarire il senso della sua visita, alternando gag a momenti di serietà. «Questo non è un comizio, non siamo ancora in campagna elettorale anche se per molti è sempre così precisa Renzi sono qua per cercare di ascoltare. Non posso fare la verginella, sono stato capo del governo e sono segretario del Pd, ma mi rendo conto di quanto siano distanti le chiacchiere di palazzo dalla discussione sui problemi reali».
Il piatto
Già, i problemi reali. I calzaturieri ne hanno messi un bel po' sul piatto e pure pesanti: la defiscalizzazione dei campionari, il costo del lavoro, le sanzioni alla Russia. E soprattutto il made In. «Faremo il possibile, ma in Europa bisogna che l'Italia vada unita, non come quando parlavo al Parlamento europeo e qualche italiano ci gridava mafia sottolinea il leader del Pd serve un atteggiamento serio per poter vincere questa battaglia, col sostegno di tutte le forze della nazione, perché lì si giocano i posti di lavoro, non i voti. Ho preso appunti e faremo di tutto per vincere questa battaglia». Com'era arrivato, Renzi se ne va: sgattaiola via infilandosi nell'Audi che lo porta a Porto Sant'Elpidio, dove lo attende il treno verso Ascoli. Una decina di contestatori lo prende a male parole, lui neanche alza lo sguardo. Solo il tempo dirà se quegli appunti li avrà davvero messi nel taschino.
Marco Pagliariccio
© RIPRODUZIONE RISERVATA