IL RITRATTO
FERMO «E' un momento di immenso dolore... Avevo tre figli, ora

3 Minuti di Lettura
Mercoledì 22 Marzo 2017, 05:00
IL RITRATTO
FERMO «E' un momento di immenso dolore... Avevo tre figli, ora ne ho due. Non si può neppure immaginare quello che proviamo, è una cosa troppo grande». Papà Stefano e mamma Erminia sono in Spagna da alcune ore. Sono volati a Valencia in fretta e furia, con il cuore in gola e un'angoscia indescrivibile nel cuore. Sono due professionisti stimatissimi. Lui dipendente della Carifermo, lei avvocatessa, due figlie e lui, Giacomo, un giovane che nonostante vivesse fuori da Fermo da un po', visto che si era trasferito a Torino per completare il suo percorso di studi e prendere la tanto sospirata laurea magistrale in ingegneria, aveva coltivato tante di quelle amicizie e conoscenze in città che non è stato difficile trovare testimonianze e racconti che lo riguardassero. Nonostante il carattere un po' chiuso che in diversi descrivono, era riuscito comunque a lasciare un segno, a farsi apprezzare. Per lui, da chiunque, sono arrivate solo parole di affetto e di grande apprezzamento.
I ricordi
«Era un ragazzo buonissimo - raccontano gli amici di Forza Italia con cui aveva condiviso un percorso politico negli ultimi anni - una persona sempre propositiva. Era colto, attento, curioso, sapeva stare in compagnia». Lo ricordano anche i suoi ex professori. «Fin da ragazzino mostrava un'attenzione incredibile verso qualsiasi cosa. Era molto sensibile, educato, studiava perché gli piaceva». Molti giovani magari vivono l'università come un peso, lui no. Era bravissimo, «aveva una media altissima», racconta in lacrime la mamma. Ma soprattutto era interessato davvero, appassionato. E generoso. Aveva dato tre volte l'esame di analisi, quello che per gli studenti di ingegneria è uno scoglio pari al diritto privato per chi studia giurisprudenza, pur avendolo passato al primo colpo e con il massimo dei voti. Lo aveva ridato, ricordano commossi, perché gli piaceva e per stare vicino agli amici con la sua presenza sempre rassicurante. Amava il mare, e la barca a vela. D'estate faceva base al circolo nautico di Porto San Giorgio, davanti alle Canossiane. Da lì partiva con il suo papà per fare memorabili giri in barca a vela. E ogni volta chiamava gli amici, li invitava a stare con lui, a trascorrere una giornata in mare, a vivere quell'emozione indescrivibile di lasciarsi trasportare dal vento e dalle onde. «La famiglia è molto conosciuta a Fermo, mi unisco al loro dolore», ha detto ieri il sindaco Paolo Calcinaro che con discrezione si è informato e ha seguito l'evolversi della vicenda.
L'abbraccio
La polizia di Valencia, dopo il sopralluogo nella camera dell'appartamento in cui è stato trovato morto il giovane fermano, ha voluto ascoltare anche i ragazzi che hanno trascorso le ultime ore con lui e che hanno partecipato ad una festa. In queste settimane Valencia vive il suo momento di massimo splendore , è un pullulare di eventi e party. Giacomo aveva partecipato, poche ora prima della sua morte, a uno di questi eventi. Ma lui era un tipo che non beveva, non fumava, non aveva vizi particolari e non sarebbero stati trovati elementi per pensare a qualcosa di diverso da quella che gli stessi genitori chiamano «una disgrazia». Resta quindi l'ipotesi del malore e del gesto volontario. La Farnesina si è subito messa in contatto con la famiglia fornendo il massimo supporto. Resta lo sgomento e il dolore di un'intera comunità che ha abbracciato virtualmente la famiglia di Giacomo, unendosi al dolore e al lutto improvviso che l'ha colpita.
l. f.
© RIPRODUZIONE RISERVATA