Allarme prezzi per le verdure

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Domenica 26 Febbraio 2017, 05:00
LA SPESA
FERMO Gelo, mediazione commerciale, prezzo del gasolio e scarsa conoscenza della stagionalità dei prodotti: nel rincaro di frutta e verdura registrato nelle scorse settimane sono diversi i fattori da analizzare. A dirlo, sono più o meno tutti e nove i commercianti di Fermo e Porto San Giorgio intervistati ieri mattina, il momento della settimana di solito preferito dalle famiglie per la spesa di prodotti freschi. Tra questi ultimi, continuano però a scarseggiare i cavolfiori e i finocchi. I primi, in genere, provengono dai produttori della zona, almeno nei mercati del capoluogo e della cittadina costiera. Quando si trovano i secondi, invece, si può stare certi che arrivino dal Sud, al prezzo dai 2 ai 3 euro.
Le serre
«Scaldare le serre costa», considerano Sandro Cardarelli e Giuseppina Perticarini, titolari di un negozio di Porto San Giorgio -. Per questo motivo è salito il prezzo del gasolio». Osserva a sua volta Moreno Spinelli, titolare del sangiorgese Orto di Pietro e produttore agricolo con campo a Salvano: «Succede come nel mercato della benzina in cui i prezzi restano alti ancora qualche giorno, dopo che il peggio è passato». Si sofferma invece sui prezzi imposti dai grossisti Secondo Sirolesi, ambulante di frutta e verdura di Pollenza, che nel cuore della notte si rifornisce al mercato generale di Macerata per andare a vendere, tra gli altri, al mercato di Fermo. «Con la gelata il prezzo all'ingrosso è passato da 70-90 centesimi a 1,30-1,50 al chilo». Inevitabile, quindi, l'aumento di prezzo per il consumatore finale, che Sirolesi afferma di non aver mai portato sopra l'euro, mostrando l'ultima fattura pagata: «Le zucchine costano 1,65 al chilo, vede? Io le vendo a 2,65: se le mettessi a 3, chi le prenderebbe?». L'ambulante verrebbe così incontro all'esigenza di risparmiare dei clienti, un proposito più difficile da attendere per i commercianti che hanno una rivendita fissa.
Le zucchine
I fruttivendoli del mercato coperto sangiorgese Roberto Pennacchietti e Meri Fortuna, ad esempio, vendono le zucchine a 3 euro e 50. «Non si può calcolare in modo preciso il sovrappiù finale - precisa il titolare - inoltre dobbiamo tenere conto anche la deperibilità del prodotto: guardi qui - esorta, scoperchiando il cassonetto con le verdure rovinate -: questo costo non me lo copre nessuno». Nulla di strano, insomma, se le fragole siano vendute a 12 euro al chilo in un altro negozio verso piazza Torino o se melanzane e peperoni siano un po' dappertutto (anche nell'affollatissimo negozio di Elvezio Nasini al mercato coperto di Fermo) sui 4 euro. Straniante, al contrario, è stato non avere per diversi giorni cicorie, broccoli, cavolfiori, verze della zona o, quando c'erano, pagarli come pepite d'oro. «La cicoria era arrivata a 7 euro - prosegue Cardarelli, che ha smesso per un po' di prendere i pomodorini dal fornitore siciliano - perché scoppiavano come quando li metti nel freezer», racconta. «Rinunciarvi spinge i prezzi a scendere di nuovo», considera. E del resto, a pensarci bene, perché dovremmo mangiare i frutti rossi più tipicamente estivi nel cuore dell'inverno?».
Le stagioni
«Non conosciamo più la stagionalità - rimarca Pennacchietti, cui fa eco Spinelli che indica maggio come mese per la maturazione dei finocchi locali. Semmai è proprio per questi ultimi, così come per fave, piselli e i vari alberi da frutta dell'estate che bisognerebbe preoccuparsi d'ora in avanti. «Se gela adesso sono guai - dicono Ivana Pennacchietti, piccola contadina sangiorgese, e Tamara Pambianco, titolare di Ecoverde di Altidona. Anche da lei niente finocchi, mentre mele e kiwi «c'erano già prima della gelata», un'osservazione che dà ragione alle associazioni di consumatori che ne hanno contestato gli anomali rincari.