Andrea Bocelli testimonial d'eccezione:
«Innamorarsi delle Marche è per sempre»

Andrea Bocelli testimonial d'eccezione: «Innamorarsi delle Marche è per sempre»
di Lucilla Niccolini
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Giovedì 13 Aprile 2017, 10:51 - Ultimo aggiornamento: 13:45
Presentato recentemente alla Borsa internazionale del Turismo di Milano, sotto lo slogan ViviAmo le Marche, il progetto coinvolge venticinque personalità: volti noti della creatività, dello sport, dello stile italiano e dell'arte. Sono marchigiani di nascita o di adozione, di frequentazione o di affetto. E d'amore è il legame di Andrea Bocelli con la nostra regione: toscano di nascita, il tenore ha conosciuto Veronica, la bella figlia di una coppia anconetana, e se ne è innamorato. Insieme hanno una figlia, Virginia. Insieme, sempre, percorrono le strade del mondo, vivono le emozioni di una carriera artistica che non conosce pause. Insieme si dedicano ad attività benefiche di rilievo.

Andrea Bocelli, anche con la sua Fondazione, promuove molte iniziative umanitarie. Anche accettare di essere testimonial delle Marche rientra in questa sua premura?
«Ho per questa regione un affetto particolare per molti motivi. Ma attenzione, non penso proprio che le Marche abbiano bisogno di testimonial come me: hanno dato i natali a tante persone di enorme valore, già prima che io nascessi».

Cosa apprezza di più delle Marche, lei che è nato nella bellissima Toscana?
«Mi piace il territorio, apprezzo la cordialità della gente, adoro il cibo e mi incanta quella certa atmosfera che rende questa regione assai simile alla mia. Dagli Appennini alle città d'arte, per finire sul litorale, le Marche sono espressione privilegiata d'armonia e bellezza, esteriore e interiore... Una regione dalle mille sorprese, schietta, un posto dove è bello soggiornare e, ogni volta, tornare con un legame, un affetto rinsaldato: visitare le Marche significa, sempre, innamorarsene».

Discepolo del tenore anconetano Franco Corelli, che ricordo ne ha? Qual era la sua dote migliore?
«Banalmente mi verrebbe da dire che la sua dote migliore fu la voce. Ma forse, la sua grande umanità veniva addirittura prima di questo dono che tutti gli appassionati ebbero modo di apprezzare. Ho amato questo grande tenore fin dal primo ascolto. Ero ancora un bambino quando mi capitò di sentire la sua interpretazione dell'opera Andrea Chénier. Franco Corelli è un cantante leggendario, una presenza carismatica Da ragazzo, ho letteralmente consumato i suoi dischi. Anni dopo, il cielo ha voluto che io potessi studiare con lui, instaurando un rapporto di stima reciproca e, da parte mia, di vera e propria devozione».

Quanto ha contato per lei il fatto che la sua Veronica fosse anconetana come il suo Maestro?
«A questo posso tranquillamente rispondere: niente. L'amore è un sentimento che brilla di luce propria e da solo è in grado di annientare qualunque granitica volontà. Però, a onor del vero, ricordo che proprio di loro, dei grandi interpreti lirici marchigiani, parlammo la prima volta che incontrai Veronica, quindici anni fa».

Un suo giudizio sul mare delle Marche? Meglio in spiaggia o sulle rocce del Conero, da riva o in barca?
«A Veronica dico sempre, scherzando, naturalmente, che il suo mare è effettivamente un lago. A parte questo, amo immensamente il mare, in qualunque modo mi sia concesso di viverlo. Fin da bambino mi ha appassionato questo elemento, luogo di libertà e di straordinari silenzi. In mare trascorro buona parte dei pochi giorni di vacanza che l'agenda professionale mi permette. In mare mi riposo e ritrovo le energie, nel nostro straordinario Mediterraneo amo trascorrere più tempo possibile, insieme alla mia famiglia e agli amici più cari».

Lei produce vino in Toscana, terra di magnifica produzione enologica. Ed è un intenditore. C'è qualcuno dei vini marchigiani che predilige?
«Ci sono degli ottimi produttori di Verdicchio. Naturalmente non faccio nomi, per non fare pubblicità. Sono un grande estimatore dei vini italiani in genere, e in molte regioni - comprese le Marche - la qualità è cresciuta esponenzialmente. Al punto che il vino, soprattutto nell'ultimo quarto di secolo, è diventato una preziosa risorsa economica e culturale, apprezzata a ogni latitudine».

Come giudica la nostra tradizione gastronomica?
«Ho avuto spesso modo di gustare la cucina marchigiana: la trovo fantastica. Forse non proprio adatta a chi vuol perdere peso, ma ottima per chi ama la buona tavola. La ricchezza e la varietà delle tradizioni gastronomiche basterebbero da sole per motivare un viaggio in questa straordinaria regione».

Sono un centinaio, i teatri marchigiani: quali conosce?
«Ho avuto il piacere di cantare al teatro delle Muse di Ancona e in quello della Fortuna di Fano. È stata, in entrambi i casi, una bellissima esperienza». Che persone, tra quelle che più apprezza, secondo lei identificano meglio il valore delle Marche? «Non saprei rispondere, se non ricordando i tanti personaggi illustri che hanno fatto grande questa regione, a partire dal Poeta di Recanati. L’elenco sarebbe assai lungo: da sommi pittori, quali Raffaello, a sommi musicisti: Pergolesi, Spontini, Rossini...».

Trova che le Marche potrebbero promuoversi come la regione della Musica? Avrebbe qualche idea?
«Penso che senz’altro le Marche possano vantare musicisti e cantanti di tale levatura, da poter suggerire qualunque forma di promozione che poggi su tali illustri nomi».

Per scendere sul personale, Andrea, ricorda quando è stato il momento in cui ha capito che ce l’aveva fatta, a sfondare nella sua grande passione, quella del canto?
«È avvenuto quando ho cominciato a sentire l’affetto della gente per strada. Comprendo come la mia vita possa rassomigliare quasi a una fiaba, in cui la realtà ha superato ogni mio sogno, anche il più ardito. Ma in effetti il successo è giunto dopo tanta gavetta, dopo tante porte che mi si sono chiuse davanti, talvolta in modo sgarbato. Le possibilità per sfondare erano davvero esigue: sono nato in una fattoria di campagna, in una zona lontana dai centri dove si possa studiare musica, andare a teatro, ascoltare le opere liriche, fare esperienza… Poi, quando le speranze di guadagnarmi da vivere attraverso la mia principale passione sembravano diventare sempre meno, all’improvviso la musica mi ha regalato una vita colma di soddisfazioni. Morale? Bisogna avere fiducia, lavorare sodo, e fidarsi del piano che Dio ha pensato per noi».

E lei, ci verrebbe a vivere nelle Marche?
«Non ho mai pensato di lasciare la mia terra. Ma se per qualche ragione dovessi farlo, sicuramente le Marche sarebbero tra le prime opzioni: sono così vicine e simili alla mia Toscana!».
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