Le Marche hanno sempre più sete

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Lunedì 24 Luglio 2017, 05:00
IL CASO
ANCONA Nelle Marche non siamo ancora in piena emergenza: ma terreni, allevamenti, colture hanno sempre più sete. E oggi la Regione tirerà le somme di una situazione ai limiti dell'allarme rosso e deciderà se chiedere o meno lo stato di calamità naturale per la siccità. Pesantissimo, intanto, l'impatto che caldo torrido e mancanza di pioggia stanno causando all'economia marchigiana. Nei giorni scorsi la Coldiretti aveva stimato una danno di 30 milioni di euro, tuttavia la cifra è destinata ad aumentare sensibilmente: oltre le coltivazioni e gli allevamenti di bestiame stanno rischiando grosso gli uliveti e se la situazione non dovesse cambiare nel giro di qualche ora, l'annata 2017 potrebbe rivelarsi anche più drammatica di quella del 2016.
Aspettando la pioggia
Mentre continua a stringersi la morsa della siccità nelle Marche, le previsioni annunciano precipitazioni che in buona parte della regione dovrebbero alleviare l'arsura già da oggi. Pioggia come manna se si considera che rispetto allo scorso anno nel Pesarese è caduto il 98% in meno di pioggia, meno 95% nell'Anconetano e così via dicendo di provincia in provincia. Non siamo ai livelli del Lazio e della Campania, non rientriamo nelle dieci regioni pronte a chiedere lo stato di calamità, ma la situazione è davvero difficile e l'incontro di oggi in Regione - confermato dall'assessore Angelo Sciapichetti - servirà a fare il punto sulle soluzioni. È di severità critica alta lo stato delle risorse idriche nel territorio Pesarese.
Pesaro la provincia più colpita
A preoccupare lo stato della quantità d'acqua presente negli invasi che continua a ridursi per il calo di portata dei fiumi Metauro e Candigliano e a cui si aggiunge anche un incremento preoccupante di alghe negli invasi che può compromettere l'efficienza dei potabilizzatori. Tre sono le azioni decise in questi giorni: prima fra tutti la conferma dei provvedimenti già emanati, a partire dalle ordinanze comunali per ridurre i consumi idrici; poi la riduzione dei i prelievi dai corsi d'acqua presenti nel bacino idrografico del fiume Metauro del 50%, ad esclusione dei prelievi idropotabili e di quelli utilizzati per l'abbeveraggio del bestiame; infine l'apertura immediata del pozzo Burano da cui prelevare circa 150-200 litri al secondo per la popolazione.
Le sorgenti sparite nell'Ascolano
Nell'Ascolano il terremoto non ha solamente distrutto abitazioni e chiese ma ha anche fatto sparire alcune sorgenti. Tra le sorgenti sparite quella di Sassospaccato che garantiva un buon approvvigionamento idrico. Inoltre, sempre a seguito dei ripetuti eventi sismici per agevolare le popolazioni terremotate, gli utenti dei comuni colpiti non pagano la bolletta dell'acqua. Ciò ha fatto aumentare vertiginosamente i consumi dell'acqua potabile che sono cresciuti del 300% rispetto all'anno precedente. A questi imprevisti va aggiunto il caldo tropicale che ha ridotto sensibilmente le precipitazioni al punto da spingere la Ciip, la società che gestisce il servizio, a minacciare severe sanzioni per chi utilizza l'acqua in modo improprio (ad esempio per irrigare i campi o lavare l'auto). Non è escluso che possano esserci razionamenti se dovesse perdurare questa secca.
Resiste il Fermano
Per ora non ci sono esigenze particolari di acqua nel Fermano. «Il nostro approvvigionamento ha due sorgenti principali, una a Capotenna e una vicino Sarnano - spiega il presidente del tennacola Daniele Piatti -. Sono sorgenti profonde che hanno una curva di ricarica e di esaurimento di falda lunga e per questo non risentono dell'assenza di piogge. Inoltre, le nevicate dello scorso inverno sono state una buona ricarica». Se l'acqua c'è non vuol dire che si debba sprecare. «Le zone del cratere sono state dichiarate zone franche - spiega Pino Alati, presidente della Ciip -. Lì il rischio di sprechi è reale. Abbiamo già intercettato alcuni cittadini che fanno scempio di acqua, ma non abbiamo l'autorità di fare contravvenzioni. Al massimo possiamo fare dei verbali se li cogliamo in flagrante o chiamare le forze dell'ordine».
Il Maceratese sotto osservazione
«Stiamo monitorando costantemente la situazione. Per il momento nessun segnale di emergenza per la siccità». È il quadro della situazione stilato dal presidente dell'Ato3, Francesco Fiordomo, dopo settimane trascorse senza piogge e con temperature record in provincia. «Abbiamo inviato ai sindaci - spiega - uno schema di ordinanza per il controllo dei consumi. Abbiamo chiesto di fare attenzione al centro del cratere del terremoto dove c'è l'esenzione sui pagamenti per tre anni. Se da un lato c'è un aiuto, bisogna comunque monitorare chi si approfitta di questa decisione è utilizza l'acqua anche per scopi non necessari». Oltre alla richiesta di controllo da parte dell'Ato3, alcuni Comuni avevamo già emesso la propria ordinanza sull'uso oculato dell'acqua. Al di là del discorso sulla siccità, Fiordomo annuncia un incontro in Regione: «Incontreremo l'assessore Sciapichetti - dice Fiordomo - per discutere della captazione alla fonte del Nera che può essere raddoppiata e portata a 500 litri al secondo. L'obiettivo è di gestire tutti gli acquedotti della provincia con l'acqua del Nera».
Va meglio la situazione in provincia di Ancona, dove le sorgenti di Gorgovivo, che alimentano 43 comuni, attualmente pompano 1.300 litri d'acqua al secondo e garantiscono rifornimenti per tutta l'estate.
Maria Teresa Bianciardi
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