L'Intercity si ferma per un guasto alla linea elettrica

di La rabbia dei passeggeri: «Siamo in ostaggio»
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Giovedì 30 Giugno 2016, 05:00
EDOARDO DANIELI
Ancona
Ic610 Lecce-Milano del 29 giugno: un'altra tacca nella serie dei disservizi di Trenitalia che penalizzano la mobilità marchigiana. Cambia lo spartito ma la musica è sempre quella: un guasto elettrico blocca un treno su cui i passeggeri - testimonia chi è a bordo - restano per ore al sole, senza aria condizionata e senza soccorsi. Anzi, l'ambulanza del 118 che arriva non può portare aiuto per i regolamenti di sicurezza.
Questa volta al centro del disservizio non c'è la tradotta per Roma, bensì la più moderna ed efficiente linea Adriatica, quella su cui corrono anche i Frecciarossa. Il treno è l'Intercity Lecce-Milano: partenza alle 8.20 dalla capitale del Salento e arrivo alle 18.29, con il cambio a Bologna alle 17.
Il problema elettrico che porta al blocco del viaggio scatta tra Marotta e Fano all'altezza di Torrette: il convoglio si ferma intorno alle 15.15. Tutte da verificare le cause del guasto. Secondo i primi accertamenti, a far scattare l'allarme sarebbero stati alcuni turisti che, in zona Metaurilia, avrebbero visto un filo tranciato della linea elettrica ferroviaria. Hanno avvertito i vigili del fuoco che si sono accorti della pericolosità della situazione: un rischio tale per i treni in transito da portare al blocco della circolazione.
Il piano di intervento prevede l'utilizzo di un solo binario in attesa di ripristinare l'intera circolazione. Le sorti dei viaggiatori sono diverse. Un treno, in retromarcia, riesce a liberare i passeggeri alla stazione di Marotta e farli comunque proseguire. Il regionale 34654 da Ancona a Pesaro viene cancellato. Gli altri convogli assommano ritardi tra i 20 e i 40 minuti.
I più sfortunati sono i passeggeri a bordo dell'Intercity. Sono fermi, senza aria condizionata, senza ristoro. Non possono - per motivi di sicurezza - scendere. Ma non si può nemmeno salire per portare loro conforto. Lo impara il personale della Croce Rossa che tenta, inutilmente, di distribuire l'acqua messa generosamente a disposizione dal vicino Bar Torrette.
Sessanta bottiglie devono così attendere l'arrivo dei vigili del fuoco, gli unici autorizzati a salire sui treni in queste occasioni, in condizioni di sicurezza. Sono loro a rifocillare i passeggeri, soprattutto quelli più anziani, che hanno vissuto momenti di autentico disagio a causa della disidratazione.
Molta rabbia a bordo. Se ne fa portavoce l'ingegner Claudio Branduzzi, partito da Foggia, e come afferma «ostaggio» all'interno del treno. «Siamo ancora fermi - racconta durante l'emergenza - non abbiamo avuto alcuna assistenza. Il capotreno chiama la centrale operativa; la centrale operativa chiama l'assistenza e non succede nulla». Sono gli stessi passeggeri a chiamare forze dell'ordine la protezione civile. Solo alle 18,30, il treno si è potuto muovere, con più di tre ore di ritardo. La situazione - informa fsnews.it - «torna progressivamente alla normalità».
Non è affatto normale il prezzo che le Marche stanno pagando ai disservizi della linea ferroviaria. Solo domenica, il caso dell'Intercity Roma-Ancona, cancellato a metà strada. Un caso così eclatante che Trenitalia si è sentita in dovere di assicurare il rimborso ai passeggeri che ne faranno richiesta. Nessun rimborso, invece, per quei passeggeri che da Ascoli hanno cercato di raggiungere la costa lunedì mattina: alle 6.10 il traffico ferroviario sulla linea Ascoli-San Benedetto (fonte sempre fsnews.it) è rimasto rallentato per un inconveniente tecnico fra Porto d'Ascoli e Offida-Castel di Lama. I treni hanno registrato ritardi fino a 40 minuti. E, poi, la lunga sequenza di ritardi e cancellazioni in cui si rischia di incorrere ogni giorno. “Mancanza del materiale rotabile”, “ritardi nella preparazione del treno”, guasti, treni fermi in attesa nelle stazioncine perché la tratta è a binario unico. Non se ne esce.
Adesso, ci sarà la tradizionale levata di scudi delle istituzioni che prometteranno interventi, e subito dopo i disagi, i ritardi e i disservizi ricominceranno. Prossima stazione: una speranza. Aveva ragione Manu Chao.
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