Freddo, buio, niente acqua Abusivi da 1.200 giorni nel rifugio con vista mare

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Giovedì 19 Ottobre 2017, 05:00
IL REPORTAGE
ANCONA Il caffè sale da una moka grazie a un fornellino da campeggio e il piccolo stereo portatile è alimentato a batterie. L'ottobrata da venti gradi rinvia per ora i brividi da freddo, contro i quali fra qualche settimana ci saranno solo coperte e maglie pesanti. Per andare in bagno o farsi una doccia bisogna uscire e incamminarsi fino alla salita parallela, dove c'è il centro Caritas di via Podesti, mentre per le piccole necessità idriche si trasporta qualche tanica. In compenso dal balcone sul retro si ammira, gratuitamente, un panorama da cartolina, da far invidia a molti hotel, con le banchine del porto in cui attraccano e salpano i traghetti.
Otto ospiti fissi più due saltuari
Benvenuti nella Casa de' nialtri, la comune in cui dal 6 luglio di tre anni fa abitano i reduci dello sgombero di via Ragusa, l'esperienza di occupazione interrotta dopo 45 giorni con l'intervento delle forze dell'ordine all'alba del 5 febbraio 2014. Da tre anni e tre mesi, 1.200 giorni, un gruppo di senza tetto a geometria variabile (una trentina all'inizio, oggi sono 8 fissi e due saltuari) abitano nell'immobile di proprietà della Regione Marche in via Cialdini 3, che un tempo ospitava la Federazione provinciale del Pci e che per 23 anni era stato inutilizzato. Fino al contro-blitz degli sgomberati dell'ex asilo Regina Margherita di via Ragusa - organizzati da una rete di associazioni di sinistra e di centri sociali - autori della seconda occupazione abusiva in otto mesi.
«Non chiamateci fantasmi, siamo stati tutti identificati e ogni nuovo ingresso viene messo ai voti, non entra chi vuole», dicono gli occupanti in una replica indiretta ai condomini del palazzo preoccupati di non sapere chi vive a stretto contatto con i loro dieci appartamenti. Accadde l'8 febbraio del 2015, quando purtroppo un marocchino ospitato nella comune morì per cause naturali e arrivò la Squadra mobile, prendendo le generalità dei presenti. Quella sera finì di pompare, portato via su ordine dei vigili del fuoco, anche il generatore usato per avere corrente elettrica che tanto inquietava i condomini regolari, per il rumore ma soprattutto per la paura che scoppiasse un incendio.
Nove nazionalità
Negli 800 mq occupati al pianterreno e al primo piano, senza acqua né luce né gas, vive un'internazionale dei senza casa formata da una coppia di italiani e da immigrati provenienti da otto nazioni: Belgio, Romania, Portogallo, Marocco, Algeria, Tunisia, Cuba e Perù. Al pianterreno hanno allestito una saletta conviviale, con una fila di poltroncine verdi da sala d'attesa, due tavoli e qualche sedia, un divanetto e i quadri alle pareti, dove spuntano i sostegni dei termosifoni che non ci sono più. Qui si mangia insieme, cucinando a turno, tra pastasciutta, cous cous e tajine di vitello, pietanze nostrane e gastronomia magrebina. Nelle camerette arredate con armadi e comodini in legno, al piano più basso, gli ospiti hanno cercato di dare anche un tocco di colore, con carta da parati e vasetti con i fiori.
Abusivi in centro storico
Ma resta una domanda: si può vivere nel 2017, in un palazzo in pieno centro storico di proprietà della Regione Marche, da abusivi, senza servizi igienici, senza elettricità e senza riscaldamento? «Il problema sono le alternative, che almeno per ora in questa città non ci sono, anche se da tre anni stiamo trattando con la Regione per trovare una soluzione più dignitosa a queste persone che purtroppo non possono permettersi di pagare un affitto», spiega padre Alberto Panichella, missionario saveriano che dopo aver trascorso 28 anni in Brasile, tra gli ultimi delle favelas, adesso ha preso a cuore i destini dei senza tetto di Ancona. La Casa de nialtri di adesso è figlia di un'emergenza, quella scoppiata nel dicembre di quattro anni fa, quando arrivarono all'improvviso 60 migranti.