Fondamentale la complicità di medici e periti. Nel mirino della banda anziani e donne agli incroci e ai semafori

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Giovedì 27 Aprile 2017, 05:00
L'INDAGINE
ANCONA Simulare un incidente in realtà mai avvenuto, con la partecipazione di persone compiacenti, finti testimoni oculari di uno scontro tra vetture esistito solo nel mondo dell'immaginazione. Mettere in scena in sinistro, facendo cadere in trappola un povero automobilista, costringendolo allo schianto. Un urto provocato da una frenata improvvisa, oppure dall'induzione a una mancata precedenza. E poi, referti medici gonfiati per ottenere premi assicurativi che potevano superare anche di quattro volte il valore base previsto per incidenti legati al cosiddetto colpo di frusta.
Macchina da soldi
In un'occasione, per un trauma distrattivo al rachide cervicale, sarebbero stati sborsati fino a 17 mila euro. Soldi, per la procura, ottenuti in maniera del tutto illecita. Frutto di una maxi truffa che 49 persone, secondo le accuse, avrebbero macchinato con il solo scopo di mettere sotto scacco le compagnie assicurative, causando incidenti stradali mai avvenuti oppure organizzandoli ad hoc. A tutti i presunti truffatori pochi giorni fa è stato notificato l'avviso di conclusione delle indagini. Numerosi i reati contestati a vario titolo: si va dall'associazione a delinquere finalizzata alle frodi assicurative, al falso indotto fino all'estorsione.
I medici
Nel gruppo degli inquisiti ci sono anche due ortopedici, liberi professionisti che avrebbero gonfiato, secondo le accuse, i referti medici delle persone coinvolte in falsi sinistri. Uno avrebbe addirittura partecipato attivamente alla realizzazione degli incidenti. L'inchiesta, coordinata dal pm Serena Bizzarri, riguarda un periodo di tempo che va dal 2011 al 2014. Sono oltre un centinaio i casi finiti sotto la lente della magistratura, operativa sul campo tramite gli accertamenti svolti dai carabinieri della stazione delle Brecce Bianche. La stessa che un anno e mezzo fa aveva stretto il cerchio su un altro filone legato alle truffe alle assicurazioni, seguito dal pm Ruggiero Dicuonzo tra il 2008 e il 2013. In quel frangente, gli indagati avevano addirittura toccato quota 131, escludendo sei minori coinvolti. Ma in entrambe le occasioni, il modus operandi delle holding criminali sarebbe stato sempre lo stesso. In tutti i due i casi, a denunciare i fatti sono stati gli operatori assicurativi, vittime di richieste risarcitorie spropositate e, dunque, alquanto sospette. Di lì, l'apertura di un fascicolo e l'inizio delle verifiche che hanno portato i militari ad effettuare alcuni blitz all'interno di studi medici e compagnie d'assicurazione. Di circa un milione il valore delle somme sottratte in maniera dubbia.
L'inchiesta
L'inchiesta più recente ha condotto gli inquirenti sulle tracce di un 47enne anconetano (S. G. le sue iniziali), già indagato in passato per fatti simili. Sarebbe stato lui l'organizzatore e l'ideatore delle frodi, aiutato nel suo piano secondo le accuse da amici, parenti, periti e medici compiacenti, professionisti insospettabili. Tutti, da quanto è emerso, si muovevano in stretta sinergia con l'obiettivo di dotarsi di una documentazione idonea a fronteggiare un eventuale giudizio civile e i controlli operati dalle compagnie. Poi, una volta ottenuto il premio assicurativo, avveniva la spartizione tre i vari attori che avevano partecipato al raggiro. Uno dei metodi più usati per incastrare le assicurazioni, stando ai riscontri dei carabinieri, era quello di inscenare falsi scontri con tanto di compilazione della constatazione amichevole, con danni accertati a persone e cose. Fondamentale la complicità di medici e periti assicurativi.