Terremoto, le casette sono in ritardo
I sindaci del cratere sul piede di guerra

Fiastra: uno dei comuni danneggiati dal terremoto
Fiastra: uno dei comuni danneggiati dal terremoto
di Lorenzo Sconocchini
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Domenica 12 Febbraio 2017, 06:05
ANCONA - Per quanto ancora gli anziani giocheranno a carte nelle stanze d’albergo e i bambini faranno i compiti nella hall di un residence? Il controesodo verso i borghi dei Sibillini, lasciati con le valigie chiuse in fretta dopo l’apocalisse del 24 agosto o gli scossoni di fine ottobre, è un orizzonte ancora sfumato, tanto che i sindaci cominciano a spazientirsi. «Primavera s’era detto e primavera dev’essere», dicono alcuni di loro. Ma nessuno crede più alle promesse che rimbalzavano a fine estate nelle tendopoli di Arquata o nei campi d’emergenza allestiti a Visso e dintorni nell’autunno del cratere allargato. «Sei o sette mesi al massimo e tornerete nei villaggi delle casette di legno», garantivano all’inizio di settembre i politici regionali e il commissario per la ricostruzione Errani in visita nell’entroterra piceno scosso dal terremoto. «Sei mesi e tornerete qui», era il refrain ripetuto nei comuni dell’alta Valnerina per convincere quei montanari che non volevano andarsene a salire sui pullman per la riviera.

 

Perizie geologiche
Sei mesi sono trascorsi, il fronte del terremoto s’è esteso a 87 comuni delle Marche, e ancora oggi il governatore delle Marche Luca Ceriscioli ricorda che il problema principale per l’arrivo delle casette per i terremotati «resta quello dell’individuazione delle aree idonee a ospitare queste strutture che, rispetto ai moduli provvisori, dureranno alcuni anni». Siamo ancora alla fase preparatoria, a sentire il presidente, che è anche subcommissario per la ricostruzione nelle Marche: «Occorre avere perizie geologiche - ha detto Ceriscioli l’altro ieri in occasione dell’inaugurazione di un campo container a Pieve Torina - selezionare le aree più adeguate e, qualora non lo fossero, effettuare gli interventi necessari per renderle idonee». D’altra parte le casette, ha ricordato mercoledì scorso a Visso il responsabile della Protezione civile nazionale Fabrizio Curcio «non cadono dal cielo», come se non fossero passati quasi 180 giorni dalle prime scosse. Curcio ha ricordato tutto l’iter, quasi fossimo al principio: «Prima va quantificato il fabbisogno, di concerto con sindaci e Regione. Un’operazione molto difficoltosa dopo tre terremoti. Una volta capito il numero, vanno individuate le zone. Poi arriva la procedura di acquisizione delle Sae, che è la fase più semplice». Sembra di capire che la Protezione civile non ritenga possibile anticipare alcuni passaggi, come l’acquisizione delle aree e la loro urbanizzazione, in attesa di una definizione esatta del fabbisogno di Sae per ogni comune.

Sopralluoghi in corso
Così i tempi s’allungano, perché lo sciame sismico ha moltiplicato i sopralluoghi e la compilazione delle schede Aedes o Fast va per le lunghe. Ma Protezione Civile e Regione non sono capaci di fare una stima di massima, in modo da procedere comunque all’urbanizzazione delle aree in attesa di aver il numero esatto degli aventi diritto per inagibilità e calibrare il numero delle Sae da ordinare? 

Eppure siamo a metà febbraio, a due mesi e mezzo dalla linea di demarcazione del 30 aprile, quando i 6.500 sfollati in riviera dovrebbero lasciare alberghi, campeggi e residence. Il direttore dell’ufficio regionale per la ricostruzione Cesare Spuri ha già aggiornato il calendario su scadenze più credibili, annunciando che «le casette arriveranno entro settembre». E per essere prudente, la Regione Marche ha già inviato un questionario ai 309 titolari di strutture turistiche che ospitano sfollati, sondando la disponibilità a prorogare l’accoglienza anche oltre il 30 aprile, addirittura fino al 31 dicembre.

La misura è colma
I sindaci però non ci stanno. «Ci avevano detto aprile, può andar bene anche maggio, ma oltre no - è la misura della tolleranza tracciata dal sindaco di Castelsantangelo sul Nera Mauro Falcucci -. Noi abbiamo avuto danni già ad agosto, il 26 ottobre, poche ore prima delle scosse superiori a 5 di magnitudo, avevano già inoltrato richiesta per le prime 11 Sae, ancora mi devono rispondere». Dal 30 ottobre il borgo di Castelsantangelo e le sue frazioni sono zona rossa e il Comune ha già individuato 4 aree dove piazzare 76 Sae, tre sarebbero già pronte. «Non pretendo nulla, solo lo stesso trattamento di Norcia e Amatrice, dove le casette sono già arrivate - spiega Falcucci - altrimenti ci sentiamo discriminati».

Il suo collega di Ussita Marco Rinaldi, preoccupato per uno slittamento dei tempi d’arrivo delle casette di legno (nella località montana ne servono 100) ha chiesto al capo dipartimento della Protezione civile Fabrizio Curcio e al commissario per la ricostruzione Vasco Errani un incontro tecnico urgente. «Il nostro Comune è tutto zona rossa e gli abitanti, sfollati altrove, non ne possono più - fa il punto l’ingegner Rinaldi -. Ci erano state promesse le casette per la primavera, che non vuol dire entro il 30 aprile, la primavera finisce il 21 giugno. L’arrivo delle Sae in autunno, tra l’altro, vuol dire che installazione e collaudo si svolgeranno in pieno inverno, con tutti i problemi immaginabili in una località di montagna come la nostra».
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