Papa Francesco: «Andrò in visita
alle popolazioni colpite dal sisma»

Papa Francesco: «Andrò in visita alle popolazioni colpite dal sisma»
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Domenica 28 Agosto 2016, 12:28 - Ultimo aggiornamento: 30 Agosto, 11:52
CITTA' EL VATICANO - «Ancora una volta dico a quelle care popolazioni che la Chiesa condivide la loro sofferenza e le loro preoccupazioni, prega per i defunti e per i superstiti». Così papa Francesco, oggi all'Angelus, si è rivolto alle popolazioni colpite dal terremoto. «La sollecitudine con cui Autorità, forze dell'ordine, protezione civile e volontari stanno operando, dimostra quanto sia importante la solidarietà per superare prove così dolorose», ha aggiunto.

«Ancora una volta dico a quelle care popolazioni che la Chiesa condivide la loro sofferenza e le loro preoccupazioni, prega per i defunti e per i superstiti». Così papa Francesco, oggi all'Angelus, si è rivolto alle popolazioni colpite dal terremoto. «La sollecitudine con cui Autorità, forze dell'ordine, protezione civile e volontari stanno operando, dimostra quanto sia importante la solidarietà per superare prove così dolorose», ha aggiunto.

Papa Francesco desidera con tutto il cuore andare tra i terremotati a portare il suo conforto e quello di tutta la Chiesa. E appena possibile, lo farà. «Cari fratelli e sorelle, - dice al termine dell'Angelus - desidero rinnovare la mia vicinanza spirituale agli abitanti del Lazio, delle Marche e dell'Umbria, duramente colpiti dal terremoto di questi giorni. Appena possibile anch'io spero di venire a trovarvi, per portarvi di persona il conforto della fede , l'abbarccio di padre e fratello, e il sostegno della speranza cristiana». Il Pontefice pensa in particolare «alla gente di Amatrice, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto, Norcia. Ancora una volta dico a quelle care popolazioni che la Chiesa condivide la loro sofferenza e le loro preoccupazioni, prega per i defunti e per i superstiti». Il Pontefice evidenzia l'importanza della solidarietà: «La sollecitudine con cui autorità, forze dell'ordine, protezione civile e volontari stanno operando, dimostra quanto sia importante la solidarietà per superare prove così dolorose».

LA CATECHESI

«VANITA' E ARRIVISMO CAUSANO MOLTI MALI»
La storia insegna che atteggiamenti di «arrivismo», «vanità» e «ostentazione» causano «molti mali», ammonisce papa Francesco, affacciandosi alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l'Angelus con i fedeli e i pellegrini arrivati in piazza San Pietro da tutto il mondo. «La ricompensa offerta da Dio è superiore a quella dell'uomo, avverte il Papa. »Lui ci dà un posto molto più bello di quello che ci danno gli uomini! Il posto che ci dà Dio è vicino al suo cuore e la sua ricompensa è la vita eterna«, sottolinea. Papa Francesco attinge dal Vangelo del giorno: L'episodio di oggi ci mostra Gesù nella casa di uno dei capi dei farisei, intento ad osservare come gli invitati a pranzo si affannano per scegliere i primi posti. Nel vedere questa scena, egli narra due brevi parabole con le quali offre due indicazioni: una riguarda il posto, l'altra riguarda la ricompensa. La prima similitudine è ambientata in un banchetto nuziale. 'Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: 'Cedigli il posto!'…Invece, quando sei invitato, và a metterti all'ultimo postò.

 «Con questa raccomandazione, - spiega Bergoglio - Gesù non intende dare norme di comportamento speciale, ma una lezione sul valore dell'umiltà. La storia insegna che l'orgoglio, l'arrivismo, la vanità, l'ostentazione sono la causa di molti mali. E Gesù ci fa capire la necessità di scegliere l'ultimo posto, di cercare la piccolezza e il nascondimento. L'umiltà. Quando ci poniamo davanti a Dio in questa dimensione di umiltà, allora Dio ci esalta, si china verso di noi per elevarci a sé,  perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltatò». Il Papa invita a fare attenzione alle parole di Gesù: «sottolineano atteggiamenti completamente diversi e opposti: l'atteggiamento di chi si sceglie il proprio posto e l'atteggiamento di chi se lo lascia assegnare da Dio e aspetta da Lui la ricompensa. Non dimentichiamolo: Dio paga molto di più degli uomini! Lui ci dà un posto molto più bello di quello che ci danno gli uomini! Il posto che ci dà Dio è vicino al suo cuore e la sua ricompensa è la vita eterna. È quanto viene descritto nella seconda parabola, nella quale Gesù indica l'atteggiamento di disinteresse che deve caratterizzare l'ospitalità».

«Si tratta - avverte il Pontefice - di scegliere la gratuità invece del calcolo opportunistico che cerca di ottenere una ricompensa, l'interesse di chi cerca di arricchirsi di più. Infatti i poveri, i semplici, quelli che non contano, non potranno mai ricambiare un invito a mensa. Così Gesù dimostra la sua preferenza per i poveri e gli esclusi, che sono i privilegiati del Regno di Dio, e lancia il messaggio fondamentale del Vangelo che è servire il prossimo per amore di Dio. Oggi Gesù si fa voce di chi non ha voce e rivolge a ciascuno di noi un accorato appello ad aprire il cuore e fare nostre le sofferenze e le ansie dei poveri, degli affamati, degli emarginati, dei profughi, degli sconfitti dalla vita, di quanti sono scartati dalla società e dalla prepotenza dei più forti. E questi scartati rappresentano, in realtà, la stragrande maggioranza della popolazione».

Il Papa pensa «con gratitudine alle mense dove tanti volontari offrono il loro servizio, dando da mangiare a persone sole, disagiate, senza lavoro o senza fissa dimora.
Queste mense sono palestre di carità che diffondono la cultura della gratuità, perché quanti vi operano sono mossi dall'amore di Dio e illuminati dalla sapienza del Vangelo. Così il servizio ai fratelli diventa testimonianza d'amore, che rende credibile e visibile l'amore di Cristo. Chiediamo alla Vergine Maria di condurci ogni giorno sulla via dell'umiltà, di renderci capaci di gesti gratuiti di accoglienza e di solidarietà verso gli emarginati, per diventare degni della provvidenza divina». 
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