Caso Palamara sul nuovo procuratore generale delle Marche: il Csm sceglie Musti ma Di Matteo blocca la nomina

Caso Palamara sul nuovo procuratore generale delle Marche: il Csm sceglie Musti ma Di Matteo blocca la nomina
Caso Palamara sul nuovo procuratore generale delle Marche: il Csm sceglie Musti ma Di Matteo blocca la nomina
di Federica Serfilippi
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Venerdì 16 Settembre 2022, 04:35

ANCONA Bloccata la nomina del nuovo procuratore generale delle Marche. Il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura avrebbe dovuto deliberare nella seduta di ieri il nome di Lucia Musti, attuale sostituto procuratore generale di Bologna. Era stata infatti lei, ex procuratore capo di Modena, ad ottenere la maggioranza nelle votazioni. È successo però che la pratica è tornata in quinta commissione su richiesta del togato Nino Di Matteo. 


La revisione


Una sorta di veto posto dall’ex presidente della giunta distrettuale di Palermo dell’Associazione Nazionale Magistrati, e sotto scorta dal 1993 dopo essersi occupato delle indagini per le stragi mafiose, per valutare l’eventuale rilevanza nella procedura di nomina delle intercettazioni con l’ex consigliere Luca Palamara, radiato nel 2020 dalla magistratura e oggi imputato al tribunale di Perugia per corruzione. Palamara, ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, è noto per aver fatto esplodere il caso che prende il suo nome, per una serie di presunti accordi e nomine pilotate all’interno del Csm.

Il ritorno della procedura in commissione non vuol dire certo che alla fine non la spunterà comunque la Musti (si tratta, infatti, di una seconda valutazione della nomina), ma di fatto rallenta la vacanza della procura generale delle Marche, senza procuratore dall’aprile dello scorso anno, quando Sergio Sottani venne trasferito a Perugia per ricoprire lo stesso ruolo. 

In lizza


Con la Musti, attualmente reggente della pg di Bologna, in lizza c’erano il procuratore capo di Arezzo Roberto Rossi e il sostituto procuratore generale della Cassazione Corrado Mistri. Entrambi hanno ottenuto un voto ciascuno. Il nome di Lucia Musti è ben noto nella magistratura italiana: la sua carriera è stata caratterizzata per l’impegno costante nella lotta alle mafie. A Parma seguì da pm le indagini per il rapimento e l’omicidio del piccolo Tommy, il bimbo di 17 mesi ucciso nel marzo del 2006. La scorsa primavera la Musti è stata vittima di intimidazioni e minacce, probabilmente gesti relativi ai processi che sta conducendo contro le organizzazioni mafiose. Vive, infatti, sotto scorta. 
Il suo nome è anche legato a un ping pong decisionale sull’incarico da procuratore capo di Modena. La Musti era stata nominata dal Csm nel 2016, ma la scelta era stata poi impugnata dall’ex procuratore di Rimini Paolo Giovagnoli, che pretendeva il posto. Dopo ricorsi su contro-ricorsi, arrivati anche al Consiglio di Stato, alla fine l’aveva spuntata la Musti.

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