Nuova legge urbanistica e il mattone è più green. Approvate in giunta regionale le norme aggiornate

Nuova legge urbanistica e il mattone è più green. Approvate in giunta regionale le norme aggiornate
Nuova legge urbanistica e il mattone è più green. Approvate in giunta regionale le norme aggiornate
di Martina Marinangeli
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Venerdì 11 Agosto 2023, 03:30 - Ultimo aggiornamento: 12:14

ANCONA Giusto il tempo di archiviare il Piano sociosanitario - approvato mercoledì in Consiglio regionale - che Palazzo Raffaello mette sul tavolo la seconda delle tre milestones annunciate dal governatore Francesco Acquaroli per questo anno di mandato: la legge urbanistica. La terza, ovvero il Piano delle Infrastrutture, dovrebbe arrivare in giunta al rientro dalla pausa ferragostana, ma intanto ieri è stato avviato l’iter per aggiornare la normativa sul governo del territorio, ferma da 30 anni (l’ultima risaliva infatti al 1992), che si completerà con il via libera dell’assemblea legislativa a settembre. 


Cosa prevede

In questo modo, la nuova legge urbanistica potrà entrare in vigore dal 1° gennaio 2024. Ma cosa prevede? I 36 articoli di cui si compone pongono tre obiettivi primari: il consumo di suolo a saldo zero, la rigenerazione urbana e territoriale, ed il riuso del costruito. Tre goal che si traducono nella «valorizzazione del territorio e delle caratteristiche uniche del nostro paesaggio al fine di garantire uno sviluppo sostenibile», l’auspicio del presidente Acquaroli: «In questo modo si avvia un processo innovativo di organica revisione e riordino della disciplina regionale, consentendo di orientare e coordinare gli enti locali e i loro piani a favore di obiettivi ormai imprescindibili». A livello comunale, la legge introduce una nuova forma del piano, il Piano Urbanistico Generale unico (PUG) e il principio di coerenza della pianificazione urbanistica, che costituisce il metodo e il principio in base al quale vanno relazionati tra loro i contenuti dei piani urbanistici regionali, provinciali e comunali. «Il cuore del provvedimento – spiega l’assessore all’Urbanistica Stefano Aguzzi - è costituito dalla procedura della Conferenza di copianificazione interistituzionale (CeVI) comprensiva del procedimento di Vas che, garantendo la partecipazione attiva delle istituzioni, ciascuna per le proprie competenze, restituisce alla Regione un ruolo di coordinamento tra i diversi livelli di piani».

Le finalità

La finalità principale della pianificazione territoriale è individuata nella rigenerazione urbana. In particolare, interventi «finalizzati al miglioramento e alla riqualificazione ambientale e paesaggistica del territorio prevalentemente non urbanizzato, degradato e compromesso, perseguendo la resilienza al rischio sismico e al dissesto idrogeologico, la qualità urbanistico-ecologica ed edilizia, il contrasto al consumo di suolo non urbanizzato», si legge nella proposta di legge. E ancora, vengono individuati criteri di «recupero e riuso di aree dismesse già impermeabilizzate, demolizione delle opere incongrue e trasferimento volumetrico, nonché deimpermeabilizzazione e rinaturalizzazione delle aree interessate». È inoltre prevista la riduzione del contributo di costruzione di un ulteriore 20% rispetto a quello calcolato per intero in base alle tabelle parametriche per gli interventi di rigenerazione urbana, e in particolare per quelli che prevedono la bonifica dei suoli o quote significative di de-impermeabilizzazione. 

Le compensazioni

Per i Comuni dotati di piano regolatore generale e che abbiano istituito la Commissione locale del paesaggio, «sono consentiti interventi di riqualificazione dell’edificato - prosegue l’articolato - con possibilità di incremento volumetrico massimo del 20% della volumetria esistente, legata al miglioramento di alcune prestazioni dal punto di vista sismico, energetico, sociale e ambientale». Ogni intervento che determini consumo di suolo incrementando la copertura artificiale comporta la contestuale realizzazione di misure compensative volte alla rinaturalizzazione o a riportare il suolo consumato «a suolo in grado di assicurare i servizi ecosistemici propri dei suoli naturali». Obiettivo: saldo zero, appunto.

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