È morto il cardinale Loris Capovilla
E' stato anche arcivescovo di Loreto

Il cardinale Loris Capovilla
Il cardinale Loris Capovilla
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Giovedì 26 Maggio 2016, 15:38 - Ultimo aggiornamento: 17:13
PONTELONGO - Storico segretario di papa Roncalli, custode della sua memoria e divulgatore del suo pontificato, vicino al «papa buono» nel momento della intuizione di indire quello che sarà poi il Concilio Vaticano II, per anni custode con Roncalli e poi con pochi altri del terzo segreto di Fatima, sacerdote, pastore e giornalista, Loris Capovilla è morto oggi a Bergamo. Aveva compiuto cento anni in settembre, a dispetto della previsione che sarebbe morto giovane che indusse il vicario capitolare di Venezia, Erminio Macacek, a sconsigliare al patriarca Roncalli di sceglierlo come segretario. «E un buon prete, bravo, non gode però di buona salute e avrà vita breve» suonò la erronea profezia del vicario, alla quale prontamente Roncalli rispose: «Bè, se non ha salute, verrà con me e morirà con me».  

Così nel 1953, a 38 anni, il prete cagionevole divenne segretario del patriarca, che poi lo portò con sè a Roma. Morto Roncalli, Capovilla rimase altri quattro anni in Vaticano sotto Paolo VI, che lo nominò poi arcivescovo di Chieti e, nel 1971, prelato di Loreto. La porpora per Capovilla è invece giunta da parte di papa Bergoglio, nel 2014: ormai troppo anziano, Capovilla - al quale fu assegnato il titolo della chiesa di Santa Maria in Trastevere - non potè partecipare alla cerimonia romana, e la berretta gli fu portata a Sotto il Monte dal cardinale Angelo Sodano. Per il cardinale Bassetti, la porpora al segretario di Giovanni XXIII è stata «un rimando indiretto alle indicazioni del Concilio Vaticano II».

 In pensione dal 1988 e ritiratosi a Sotto il Monte, paese natale di Roncalli, Capovilla si è dedicato sempre di più a coltivarne la memoria e a promuovere la conoscenza della sua figura e della sua opera. Ha curato la pubblicazione degli scritti principali: Il Giornale dell'anima; la trilogia «Questo è il mistero della mia vita», «Giovanni XXIII, un santo della mia parrocchia» e «Mi chiamerò Giovanni»; le raccolte Lettere ai familiari e Lettere 1958-1963. Ha scritto numerosi volumi sulla vita e le opere del pontefice bergamasco, ai quali si aggiungono centinaia di opuscoli e di articoli apparsi in quotidiani, settimanali e riviste.

Iscritto all'albo dei giornalisti dal 1950, Capovilla era stato dal 1945 al 1953 redattore di Radio Venezia e dal '49 direttore del settimanale diocesano «La voce del popolo» e redattore della pagina veneziana di «Avvenire d'Italia». Per la sua opera di divulgazione del pontificato di Giovanni XXIII ha ricevuto numerosi riconoscimenti e testimonianze di stima e affetto.  Rimasto orfano di padre a 7 anni, con la madre e la sorella Lia, Capovilla visse un lungo periodo di precarietà, che costrinse la famiglia a numerosi spostamenti fino all'approdo a Mestre nel 1929. Prete dal 1940, è stato cerimoniere capitolare a San Marco, catechista alle scuole medie e superiori, cappellano dell'Opera nazionale di assistenza religiosa e morale degli operai (Onarmo) a Porto Marghera, cappellano del carcere minorile e all'Ospedale degli infettivi.  

Durante la seconda guerra mondiale ha fatto il militare tra gli avieri. All'annuncio dell'armistizio, l'8 settembre 1943, è all'aeroporto Natale Palli di Parma, dove in quei giorni si adopera per sottrarre quanti più avieri possibile all'internamento in Germania. Incontra la prima volta Roncalli, allora nunzio a Parigi, nel 1950 a San Lazzaro degli Armeni.  Del Papa che ha servito e amato, compiendo cento anni Capovilla ricordò un insegnamento: «È solo quando avrai messo il tuo io sotto i piedi che potrai dire di essere un uomo libero». Di suo, compiendo cento anni, Capovilla aggiunse la propria definizione: «vecchio uomo, vecchio italiano, prete da 75 anni».
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