Miele dolce-amaro: produzione a picco, qualità assicurata. I consorzi marchigiani chiedono lo stato di calamità: 2023 da dimenticare

L’andamento climatico ha sconvolto le api e messo in ginocchio il comparto

Miele dolce-amaro: produzione a picco, qualità assicurata
Miele dolce-amaro: produzione a picco, qualità assicurata
di Véronique Angeletti
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Giovedì 21 Dicembre 2023, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 11:35

Lancia un grido di allarme il miele italiano e chiede nelle Marche lo stato di calamità. «Il comparto subisce le conseguenze delle anomalie climatiche» afferma Frédéric Oliva del Consorzio apistico della provincia di Pesaro e Urbino e portavoce del coordinamento dei quattro consorzi provinciali delle Marche. Il calo produttivo che, a seconda del tipo di miele, varia da meno 50% al 100%, è tale che l’annata apistica 2023 risulta la più critica degli ultimi decenni. «In sequenza ad aver stravolto la vita delle api è stato - chiosa Oliva - un autunno registrato come il più caldo degli ultimi cinquant’anni, un inverno tra i più caldi della storia, una fredda primavera iniziata con le gelate ad aprile, proseguita con delle temperature sotto media e, da maggio, con vento e precipitazioni così abbondanti da risultare il mese più piovoso dal 1961».

Spiega che durante la primavera, proprio nel periodo di fioritura più importante dell’anno, per colpa delle temperature sotto media, delle correnti continue da Nord con venti tesi e delle forti precipitazioni, le api non hanno potuto volare regolarmente. Una catastrofe per gli apicoltori che non solo non hanno raccolto miele ma hanno dovuto alimentare le api per evitare una moria diffusa per carenza di cibo. Come per colpa dell’allungamento dell’attività degli alveari nel periodo autunnale ed invernale, hanno dovuto nutrire gli sciami. 

La produzione

Tradotto sul piano produttivo, quest’anno nelle Marche è azzerata del tutto la produzione di miele di acacia e drasticamente ridotta quella di miele primaverile. Scarsissime pure quelle di coriandolo anche perché, sottolinea l’Osservatorio del Miele, «gli alveari erano indeboliti dalla lunga primavera».

Quanto al miele millefiori estivo, la raccolta, nel corso del mese di luglio, è stata garantita più di tutto nelle zone con presenza di erba medica. Il che ha penalizzato la zona costiera dove lo sfalcio viene fatto precocemente rispetto alla zona collinare e influenzato le produzioni medie aziendali che si attestano sui 15 kg/alveare vicino al litorale e sui 20 kg/alveare nell’entroterra. Un pessimo raccolto che inserito nel quadro del commercio globale mette il miele italiano a disagio. Nel primo trimestre del 2023, i prezzi del miele estero, che nel 2022 erano andati progressivamente calando, hanno subito un’ulteriore flessione.

Il prezzo

Dal 10% fino al 30% in meno ed il prezzo continua a scendere con il continuo arrivo di miele straniero. Il miele d’acacia, ad esempio, che abbonda nei paesi dell’Est Europa (l’Ucraina è la porta del miele cinese) si vende sotto i 5 €/kg e il millefiori europeo non supera i 2,70 €/kg. Il che evidenzia quanto fosse fondamentale la direttiva detta “Breakfast” per miele e marmellate votata la scorsa settimana dal Parlamento europeo. Misura ottenuta dopo lunghe e complesse trattative dove è stato determinante il contributo dei Consorzi apistici marchigiani in coordinamento fra loro. «Rende obbligatoria in etichetta - spiega l’alleanza marchigiana - la menzione dell’origine geografica del miele. Ossia le percentuali dei Paesi di origine, citate una per una e in ordine decrescente, e consente ai consumatori finali di conoscere il Paese di origine del prodotto e di aver la consapevolezza di acquistare un miele nazionale o importato che, quindi, come attesta la ricerca della Commissione Europea, potrebbe risultare alterato». Secondo le analisi su 320 lotti di miele importati da 20 paesi, nel 2022, ben 147, pari al 46%, sono risultati adulterati da zuccheri esogeni.

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