Marche, il sisma fa tremare il turismo
«Azzerate le prenotazioni per 2017»

Una spiaggia marchigiana
Una spiaggia marchigiana
2 Minuti di Lettura
Giovedì 2 Febbraio 2017, 17:42
ANCONA – Il terremoto si abbatte anche sul comparto del turismo, coinvolgendo anche quelle zone rimaste fuori dal cratere, dove danni e pericoli sono stati minimi. Nelle Marche le previsioni turistiche per il 2017 «sono negative. Abbiamo il 2% di prenotazioni al nord per arrivare a quota zero man mano che si scende verso il sud della regione, e perciò occorre lavorare subito per il 2018».
I dati sono stati diffusi dal vice presidente della Camera di commercio di Ancona Massimiliano Polacco nella conferenza stampa sull'attività della Cciaa per il 2017. «Con la nostra azienda speciale Marchet stiamo pensando ad una campagna di comunicazione per l'estero - ha annunciato -, e stiamo lavorando con i nostri imprenditori per poter certificare la sicurezza delle strutture turistiche». «I vecchi spot per il turismo non servono più, dobbiamo ricostruire l'immagine del nostro territorio, servono idee per comunicare ottimismo e sicurezza, che non vanno certamente collegate al concetto del terremoto». Secondo una prima stima, le imprese turistiche marchigiane danneggiate dal terremoto sono 6 mila, «ma il dato certo non ce l'ha nessuno - ha sottolineato Polacco -, perché devono essere ancora completate 80 mila verifiche Aedes. Abbiamo due ordini di problemi: aziende che operano in una zona distrutta, che sono in fortissima difficoltà, che hanno provato a riavviare le attività con i pochi mezzi possibili, aspettando la burocrazia o bandi che non arrivano, come ha anche detto papa Francesco. Avremmo dovuto aspettare i bandi richiesti dall'Anac per ospitare negli hotel le 8 mila persone sfollate? Lo abbiamo fatto subito e sulla fiducia». L'altra questione riguarda il turismo lungo la costa, «che ha subìto un danno indiretto dal sisma ma che è comunque collegato al resto della regione. Dobbiamo far ripartire tutto il turismo delle Marche e, ad essere ottimisti, ci vorranno almeno cinque anni». 
© RIPRODUZIONE RISERVATA