Marche, spese del consiglio regionale
Il pm chiede cinque condanne

Marche, spese del consiglio regionale Il pm chiede cinque condanne
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Venerdì 17 Giugno 2016, 16:42 - Ultimo aggiornamento: 16:43
ANCONA  - La Procura di Ancona ha chiesto cinque condanne con rito abbreviato nel procedimento per le cosiddette "spese facili" dei Gruppi del Consiglio regionale delle Marche tra il 2008 e il 2012. Il pm Ruggiero Dicuonzo ha sollecitato tre anni di reclusione per l'ex presidente della Regione Gian Mario Spacca, due anni e quattro mesi per gli ex consiglieri Giacomo Bugaro, ex vice presidente dell'Assemblea legislativa e Massimo Binci, due anni per Francesco Comi, attuale segretario regionale del Pd.

Non ci sono state «spese pazze», ha ribadito il pm, ma il peculato si sarebbe configurato nella distrazione dei fondi da spese istituzionali dei Gruppi ad altre relative ad attività politica. L'accusa, hanno replicato i difensori, è totalmente infondata: c'è autonomia e sovranità della politica, è in sostanza il concetto espresso dai difensori, nella gestione delle spese in ambito politico-istituzionale e il peculato non si configura a meno che non ci si trovi di fronte, e non è questo il caso, ad appropriazioni di fondi a fini privatistici.

Oggi anche Bugaro ha voluto essere sentito in aula per respingere ogni accusa. La decisione del gup Francesca Zagoreo, anche sui 61 riti ordinari, prevista in precedenza per il 21 giugno, arriverà il 12 settembre, perché il giudice vuole esaminare nel dettaglio tutta la documentazione e le memorie prodotte dalle difese.

Nel processo con rito abbreviato per le cosiddette 'spese facilì il pm Dicuonzo ha chiesto due anni di reclusione anche per l'ex addetto al Gruppo Pd Oscar Roberto Ricci. 

LE DIFESE
Assolvere dall'accusa di peculato Francesco Comi, ex consigliere regionale e ora segretario regionale del Pd, perchè il fatto non sussiste. Lo ha chiesto il suo legale, l'avv. Marina Magistrelli, nel processo con rito abbreviato. La difesa ha respinto gli addebiti, sostenendo invece che le spese sono state del tutto corrette. «Abbiamo reso ragione punto su punto delle contestazioni - ha riferito il difensore dopo l'arringa -, Comi ha solo pochi euro di rimborsi chilometrici». Motivi per cui l'avvocato ha chiesto «l'assoluzione perchè il fatto non sussiste». 

«Ero sereno prima, lo sono ancor di più dopo l'interrogatorio e soprattutto aver ascoltato la requisitoria, di cui mi astengo dal giudizio, del pm». Lo scrive in una nota Giacomo Bugaro, ex consigliere regionale di centrodestra (Pdl. Ncd, Fi) ed ex vice presidente dell'Assemblea regionale imputato nel processo con rito abbreviato per le cosiddette 'spese facilì dei gruppi consiliari. Oggi Bugaro ha chiesto di essere ascoltato in aula per respingere le accuse e ribadire ancora una volta la correttezza del suo operato. Quanto al pm, osserva, «se da un lato afferma che siamo persone perbene che non hanno rubato nulla, dall'altra si smentisce chiedendo pene severe».

«Al di là di questo - ribadisce Bugaro - ogni mia spesa è stata giustificata, è corroborata non solo dalla fattura ma anche da ulteriore materiale probatorio, è aderente alla legge, non è abnorme sia nell'entità che nel numero». «Ciò premesso - conclude l'ex consigliere - mi ripeto: sono stra-sereno che la magistratura giudicante saprà fare il suo dovere al pari di quanto già fatto da quella contabile che nel novembre scorso mi ha già assolto perchè il fatto non sussiste per le medesime questioni».
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