Sono in bilico le fusioni dei Comuni
Parola a Tavoleto e Mombaroccio

La scheda del referendum per la fusione Pesaro Mombaroccio
La scheda del referendum per la fusione Pesaro Mombaroccio
di SILVIA SINIBALDI
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Lunedì 18 Aprile 2016, 01:09 - Ultimo aggiornamento: 10:53
PESARO - Alle 24.15 mentre gli scrutini procedevano velocemente nelle 103 sezioni di Pesaro e nelle 20 di Urbino, nelle due sezioni di Mombaroccio e nell’unica di Tavoleto l’andamento era incredibilmente lento. Alle 24.30 in entrambi i Comuni non era terminato nemmeno lo spoglio delle schede relative al referendum sulle trivelle. Lo specchio delle tensioni che senza dubbio coinvolgono maggiormente i due Comuni minori i cui sindaci si sono dati latitanti. Angelo Vichi al telefono, ma dalla sua abitazione, e Nello Gresta in silenzio con il cellulare che suonava a vuoto. Se non una sensazione premonitrice probabilmente la conoscenza dei residenti e della loro posizione. A quell’ora le prime quindici sezioni scrutinate a Pesaro già permettevano possibili proiezioni con il sì attestato intorno al 60% e il no al 30 con un andamento molto simile ai risultati di Urbino dove, la prima sezione scrutinata, quella di Montesoffio, ha sdoganato 144 voti favorevoli contro 20 esito confermato dai risultati delle prime tredici sezioni che si sono assestate su l’82% di sì contro il 18% di no. Alta la forbice tra i votanti al referendum nazionale e quelli che hanno accettato anche la scheda azzurra, costantemente in numero inferiore. Al di là delle valutazione politiche su partecipazione ed espressione del voto vale il monito della vigilia del sindaco Matteo Ricci: “Se vince il no fermiamo tutto”, confermato dal collega Angelo Vichi: “In caso di esito negativo non partirà nessuna procedura”. Perché la sensazione generale tanto alla vigilia quanto nel corso della giornata di ieri era che il ruolo di apripista della provincia di Pesaro Urbino nella partita delle fusioni per incorporazioni non andasse a pieno risultato. E la lentezza dello spoglio ne è sicuramente l’emblema. Le posizioni difensive dei sindaco Ricci e Vichi sarebbero un atto non dovuto vista la natura consultiva del referendum tanto che per l’esito non si è posto nemmeno il problema del raggiungimento del quorum. Sul voto ha pesato anche la novità e forse l’imprecisione e la fretta che hanno animato i sindaci in gioco, insieme alla sensazione di una generale forzatura e di una pressione più economica che istituzionale, legato allo sblocco dei fondi previsto per tali unificazioni territoriali e amministrative. Se, infatti, le fusioni tra i Comuni nella nostra regione hanno già registrato due successi come quello della nascita della città di Vallefoglia e del Comune di Trecastelli, il meccanismo della fusione per incorporazione pone questioni di campanile molto più esacerbate. Perché se nel caso di Vallefoglia, sono stati i Comuni di Colbordolo e Sant’Angelo in Lizzola (nel 2014) a spogliarsi delle loro identità dando vita alla nuova amministrazione, nel caso di Pesaro e Mombaroccio, Urbino e Tavoleto, è il municipio più piccolo a cedere parte della sua identità ma soprattutto della sua autonomia politica in favore della realtà di dimensioni maggiori. E questo nonostante il miraggio di nuovi finanziamenti in grado di evitare il default che rischiano sia il Comune di Mombaroccio che quello di Tavoleto probabilmente non hanno convinto tutti. Le tensioni maggiori rispetto alla fusione per incorporazione si sono vissute a Mombaroccio con una opposizione e un comitato molto attivi che hanno caratterizzato l’andamento del voto rispetto agli altri tre Comuni. Alle 12, su 1.853 aventi diritto aveva votato il 15,97% divenuto il 45,01% alle 19 e 58,28% il dato finale. Se dunque Mombaroccio sfiora il 59% Pesaro non supera il 37,36% esattamente come Urbino che ha portato alle urne il 41,31% degli aventi diritto rispetto al 69,71% di Mombaroccio. 
 
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