ANCONA - Il risultato peggiore nella storia referendaria, dal dopoguerra ad oggi. L’affluenza alle urne per esprimere il voto in merito ai cinque quesiti sulla giustizia si è fermata nelle Marche al 20,7% (dato in linea con il 20,9% nazionale).
Su 1.166.395 aventi diritto al voto, si sono espressi in 241.700.
E se non ci fosse stata la concomitanza delle Amministrative in 17 Comuni, è probabile che la risposta sarebbe stata ancora più fredda. Una debacle annunciata, ma il risultato è stato ancora più deludente delle già basse aspettative: cos’è andato storto? «Non c’è stata nessuna presa di posizione da parte delle massime cariche dello Stato nel fare un appello al voto - commenta Riccardo Marchetti, che nelle Marche è commissario della Lega, partito promotore del referendum insieme ai Radicali -. Abbiamo poi assistito ad una pesante censura da parte degli organi d’informazione nazionale. Terzo: sono stati cassati i quesiti che avrebbero portato le persone a votare, ovvero quelli su fine vita e cannabis». Infine, Marchetti denuncia che «i presidenti di seggio nei Comuni al voto, chiedevano agli elettori se volevano anche le schede del referendum, invece di darle automaticamente».