Regione Marche, Lega messa all'angolo. La coalizione fa muro. «Via libera al rimpasto solo con le dimissioni»

Lega messa all'angolo, la coalizione fa muro. «Via libera al rimpasto solo con le dimissioni»
Lega messa all'angolo, la coalizione fa muro. «Via libera al rimpasto solo con le dimissioni»
di Martina Marinangeli
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Sabato 7 Ottobre 2023, 07:01 - Ultimo aggiornamento: 8 Ottobre, 08:17

ANCONA Dal blitz muscolare tentato per ottenere il rimpasto di giunta, la Lega rischia di uscire con un pugno di mosche in mano. In genere nelle trattative si punta molto in alto per ottenere il massimo possibile e la segretaria regionale del Carroccio Giorgia Latini ha mirato alla luna: cambiare per intero la sua pattuglia ai piani alti di Palazzo Raffaello. Ma alla fine l’obiettivo per lei importante da centrare è il cambio di passo nella sanità. Dunque nel mirino è finito soprattutto l’assessore Filippo Saltamartini, che i vertici della Lega vorrebbero sostituire con un tecnico di alto profilo. Un esperto mandato dal nord, trapela dalle segrete stanze.

 
Il fronte compatto


 

Ma ai desiderata del Carroccio, il resto della coalizione ha risposto picche, facendo quadrato attorno al governatore Francesco Acquaroli (quota Fratelli d’Italia) che vuole mantenere lo status quo.

Ieri quello andato in scena dalle 16 a Palazzo Raffaello è sembrato più un plotone di esecuzione che un incontro di coalizione, con Latini che ha presentato le sue proposte e i coordinatori dei partiti di centrodestra - Elena Leonardi (FdI), Francesco Battistoni (FI), Antonio Saccone (Udc) e Paolo Mattei (Civici) - pronti a bocciarle tutte. Il governatore ieri l’ha ribadito: le istituzioni non devono prestare il fianco alle manovre politiche. 


Lo stop


Dal canto suo, Latini ha invece fatto notare che l’attuale gestione della sanità è un problema e, poiché il titolare della delega è in quota Lega, sta al partito scegliere come (e con chi) correggere la rotta. E qui è arrivato il primo stop della coalizione: i coordinatori si sono detti disposti ad avallare un rimpasto solo nel caso in cui le dimissioni arrivino direttamente dall’assessore e ci sia l’appoggio formale dei consiglieri regionali del Carroccio. Lo stop numero 2 è arrivato sull’ipotesi del tecnico da inserire nella casella del sottosegretario. 


Gli scenari


A questo punto, solo un passo indietro di Saltamartini potrebbe salvare la situazione. Scenario possibile nel caso in cui il leader nazionale della Lega Matteo Salvini in persona glielo chiedesse. Se Saltamartini resta al suo posto e nulla cambia in giunta - come vorrebbe il governatore, che ieri più volte ha ribadito la sua stima e il suo sostegno al vicepresidente della giunta - la Lega esce con le ossa rotte e indebolire a tal punto il partito che detiene la golden share non è mai una buona idea. Viceversa, se si va avanti con un rimpasto forzato, le fibrillazioni che causerebbe devasterebbero la maggioranza, creando un Vietnam in Consiglio regionale. 


La sfiducia


L’incontro di ieri, breve e inconcludente, potrebbe essere aggiornato già ad oggi. Ma c’è chi è pronto a scommettere che, alla fine, non cambierà proprio nulla. A quel punto però, dopo che la Lega ha sfiduciato pubblicamente Saltamartini e Acquaroli si è eretto a suo strenuo difensore, sarebbe il governatore ad essere considerato diretto responsabile per l’andamento della sanità.


La prospettiva


Ogni disservizio, ogni lista d’attesa fuori controllo, ogni soldo speso in mobilità passiva, ogni progetto del Pnrr non andato in porto nelle Case e negli Ospedali di comunità: insomma, ogni stortura non sarà più accollata alla Lega, ma direttamente ad Acquaroli, che si è fatto garante di chi detiene quella pesante delega. Una situazione talmente delicata che, comunque vada a finire, lascerà profonde cicatrici in una maggioranza di centrodestra un tempo così granitica e ora sul punto di finire in mille pezzi. La storia si ripete: come nell’era Ceriscioli, è di nuovo la sanità a far inciampare i governi regionali. In un eterno ritorno dell’uguale.

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