Il Governatore Spacca
"Avanti tutta sulle imprese"

Il Governatore Spacca "Avanti tutta sulle imprese"
di Maria Cristina Benedetti
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Martedì 9 Dicembre 2014, 22:23 - Ultimo aggiornamento: 10 Dicembre, 19:32
ANCONA - Dal natio borgo selvaggio all'infinito. Prove tecniche d'innovazione per le Marche che già nell'Ottocento cercavano tracce di futuro nelle fondamenta della tradizione.



Perché "Questo io conosco e sento", scriveva il Poeta di Recanati, terra, mare e una semplice siepe a fare da prospettiva. Era il "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia", è Leopardi degno testimonial di modernità, la poesia di una regione che torna a festeggiarsi lontana dai riflettori che accecano. Vola basso Gian Mario Spacca, presidente della giunta regionale delle Marche, non toccherà il cielo ma sentirà la terra. La sua, che è quella di tutti. “Occorre - ritocca la rotta - uno sviluppo nuovo senza fratture”.



La storia si ripete.

Sempre.

Stesse coordinate: crescita, sviluppo, lavoro.

Tre obiettivi che fanno da titolo a questa Giornata delle Marche. Un imperativo per la comunità.

Altrimenti niente futuro.

La lunga crisi ha determinato un investimento sulla difesa della coesione che ha penalizzato il sostegno alla produttività. Gli indicatori dimostrano che abbiamo elevati livelli di benessere, tra i più alti in Italia, ma siamo all’11° posto per la produzione di Pil.



Si tratta di correggere il tiro.

Dobbiamo ripensare alle nostre strategie di governo per ritrovare un equilibrio tra gli assi fondamentali della crescita e dello sviluppo. Altrimenti questo gap, alla lunga, inciderà sulla qualità di vita perché, se non si ricomincerà a produrre reddito, quindi a creare lavoro e occupazione, le Marche non riusciranno a conservare gli standard di servizi oggi tra i migliori d’Italia.

Quindi?

Occorre spostare in avanti la frontiera reddito-benessere e recuperare la distanza tra Pil e reddito.



Almeno si resiste.

Da sette lunghi anni.

E meglio di altre regioni.

Parlano gli indicatori, a partire da quello sulla produzione industriale che, dal 2008, in Italia ha avuto un calo doppio rispetto alle Marche. Lo confermano il primato di imprenditorialità in Italia e il posizionamento tra le prime 15 regioni nella Ue per vocazione produttiva occupazionale.



Che fa, si vanta?

No, è che siamo tra le prime cinque Regioni a statuto ordinario per minore tasso di disoccupazione e prime in Italia per crescita dell'export, che ha ripreso i livelli pre-crisi. Segno che il sistema è ancora solido.

Moltiplica l'effetto l'ultimo riconoscimento incassato: Regione imprenditoriale d'Europa

Siamo la prima in Italia e tra le 12 su 271 in tutta Europa ad aver ottenuto questo premio che riconosce le politiche industriali messe in campo, le azioni per pensare leggero, veloce e intelligente. Una stelletta per le misure di semplificazione che guardano alla finanza, che sostengono l’internazionalizzazione e, quindi, le attività dell’impresa in un momento molto difficile.



Ma l'affanno resta. Tutto.

Ribadisco: in questi anni di crisi l’azione di governo s'è concentrata soprattutto sulla tutela della coesione e dei lavoratori in difficoltà. Ora è necessario puntare sulla centralità dell’impresa.

Converta il sentimento in cifre.

Oltre 1 miliardo per la tutela del lavoro, altrettanti di finanziamenti garantiti per la liquidità delle piccole imprese, 61 milioni di fondi regionali destinati ai Comuni per compensare i tagli nazionali al sociale, la pressione fiscale ridotta del 38% e scesa sotto la media nazionale, con un'esenzione dall’addizionale Irpef del 50% dei cittadini marchigiani.



E' il modello che regge.

Ci siamo concentrati sulle persone. Il fondo ammortizzatori sociali in deroga per lavoratori delle piccole imprese ha previsto una dotazione di 774,8 milioni per la protezione di 126.002 lavoratori, senza contare gli aiuti alle assunzioni, progetti formativi, voucher e altri incentivi (Fse): 262 milioni per 113.668 beneficiari. E poi i contratti di solidarietà e incentivi alla stabilizzazione di contratti a termine, sostegni agli studi per figli dei lavoratori in difficoltà, agevolazioni sanitarie con quasi 200 mila ricette esentate.



Passiamo sul fronte rovente dei Fondi europei 2014-2020: dalla programmazione allo spunto per un nuovo partito. Metta all'angolo i detrattori che l'accusano di aver strumentalizzato la partita.

Una partita chiave, troppo determinante per permettersi di cadere nelle polemiche politiche.

E allora, guardi e passi. Alle cifre.

Le Marche avranno a disposizione per i prossimi sette anni un miliardo di euro dall’Europa, +10% rispetto al programma passato. E’ il futuro della nostra comunità, è a Bruxelles che dobbiamo guardare per sostenere la crescita e lo sviluppo delle Marche.



Continui.

La Regione ha focalizzato la propria programmazione su ricerca e innovazione, tecnologie dell’informazione e della comunicazione, competitività delle piccole e medie imprese, tutela dell’ambiente ed efficienza delle risorse, risposte ai cambiamenti climatici, occupazione e sostegno ai lavoratori. E poi le infrastrutture, per le quali sono in corso o già realizzate 7 miliardi di opere, l’inclusione e la lotta alla povertà, l’efficienza dell’amministrazione pubblica.



Ci va leggero.

Le opportunità che offre l’Europa sono molte. E con la Macroregione si attiveranno altri canali, ulteriori fonti di finanziamento, come i 300 miliardi di euro per la crescita e lo sviluppo del Piano Juncker.



In fondo lei il pallino per l'internazionalizzazione l'ha sempre avuto, fin dal primo mandato.

La crisi ha dimostrato che la vera differenza tra chi ha resistito e chi ha perso la sfida l’ha fatta l’apertura internazionale. L’errore che troppo spesso si fa è credere che tutto il mondo sia in recessione. Nulla di più falso.



Ribalti il teorema.

Facile. Mentre in Italia e in Europa ancora si combatte una lotta quotidiana contro le difficoltà, altrove si continua a crescere. Aver avviato, in tempi non sospetti, stabili relazioni istituzionali, economiche e culturali con quell'altrove, aver realizzato, solo negli ultimi tre anni, 470 progetti di promozione economica e di internazionalizzazione con 12.510 piccole imprese coinvolte rappresenta oggi per le Marche un enorme vantaggio sulle altre regioni.



E la storia dice sì. Ha visto bene e soprattutto lungo: oggi solo chi va al mondo fronteggia le bordate economiche.

Le Marche vantano il primato nazionale per crescita dell’export. Nel 2013, con il +12,3%, hanno distanziato la seconda regione, il Piemonte, di ben 8,5 punti percentuali. La media nazionale delle esportazioni ha registrato un -0,1%. Guardando alcuni dati per area - India +42%, Cina +22%, Emirati +20%, Giappone +14%, Stati Uniti +29% - si traccia la mappa della strategia di internazionalizzazione della Regione. Ma non c’è solo l’export.



Alzi il tiro.

Internazionalizzare significa anche acquisire capacità di attrazione di investimenti esteri in grado di attutire l’effetto della recessione. E le Marche oggi sono molto attrattive.

Ma allora questa terra non è poi così nascosta come si racconta.

No, non lo è più. Il 2014 è stato sicuramente un anno speciale per la presenza delle Marche sui principali media italiani ed esteri. Ma non dimentichiamoci che la vera inversione di tendenza si è avuta con lo spot affidato a Dustin Hoffman, nel 2010. E’ da allora che la nostra regione è uscita dal cono d’ombra. Aver puntato poi su cinema e fiction tv è stato il salto che ci ha consentito di accrescere ancora di più, soprattutto in Italia, la conoscenza delle Marche.



Il successo dell' operazione Leopardi e della serie “Che Dio ci aiuti” è andato anche oltre le aspettative.

E sì, quel “Giovane favoloso” ha definitivamente sdoganato il binomio cultura-turismo. L'effetto-traino del poeta passa dai festival cinematografici, fa il pieno nelle sale e arriva in tutto il mondo. Il verso giusto.



Oltre un milione di spettatori.

Un'operazione straordinaria, un successo di critica e pubblico reso possibile anche dal sostegno della Regione e di oltre venti imprenditori marchigiani che hanno creduto in questo progetto ambizioso: fare della nostra regione un laboratorio in cui un nuovo motore di sviluppo affianchi quello tradizionale manifatturiero. Un motore che si alimenta non solo del binomio cultura-turismo, ma anche del legame paesaggio-ambiente. Il patrimonio materiale e immateriale di cui le Marche sono ricche è in grado di creare ricchezza, reddito e occupazione, soprattutto giovanile.

Un ciak, quello di Martone, che è metafora d'innovazione.

Che è sintesi di storia e futuro.



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