L’anello di acquedotti contro le crisi idriche nelle Marche: progetto pilota da 500 milioni

Il ministro Pichetto Fratin: «Un sistema per arginare i danni della tropicalizzazione»

L’anello di acquedotti contro le crisi idriche nelle Marche: progetto pilota da 500 milioni
L’anello di acquedotti contro le crisi idriche nelle Marche: progetto pilota da 500 milioni
di Antonio Pio Guerra
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Sabato 3 Febbraio 2024, 04:55 - Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio, 08:16

ANCONA - AAA, cercasi soluzione contro le crisi idriche. Per le Marche, la strategia è racchiusa proprio in queste tre lettere, acronimo di Anello Acquedottistico Antisismico dei Sibillini. Un progetto ambizioso, dal valore di circa 500 milioni di euro, che mira all’interconnessione tra i sistemi idrici del centro-sud della nostra regione. Capofila dell’iniziativa sono due aziende del servizio idrico integrato: l’ascolana Ciip e l’anconetana Acquambiente Marche Spa.

L’esempio marchigiano

Il progetto è stato illustrato ieri al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, intervenuto nel corso di un dibattito organizzato al Klass Hotel di Castelfidardo. «È un progetto pilota che può diventare un modello da diffondere negli altri 8mila comuni italiani» ha commentato il titolare di via Colombo.

Sono 134 i comuni marchigiani che verrebbero serviti dall’Anello, sparsi per quattro delle cinque province (sud di Ancona, Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno). «Una superficie di quasi 5mila chilometri quadrati per un bacino di 778mila cittadini, poco meno della metà dell’intera popolazione regionale», osserva Maddalena Ciancaleoni, presidente Ciip.

L’idea del progetto è nata qualche anno fa come conseguenza diretta del sisma del 2016.

I lasciti delle scosse

Nei territori del cratere e non solo, infatti, i maxi-terremoti di quella stagione terribile provocarono anche uno sconvolgimento sul fronte idrologico, con le portate dei fiumi ridotte drasticamente - in alcuni casi, anche da 350 litri al secondo fino ad 85. Poi il cambiamento climatico. «Per colpa della tropicalizzazione abbiamo lo stesso quantitativo di pioggia ma in un quarto dei giorni» ricorda Pichetto Fratin. Tradotto: estate siccitose e fasi alluvionali. Ma non dovunque, almeno nello stesso momento. Da qui l’idea della creazione «di un sistema di interconnessione e razionalizzazione delle risorse idriche sul territorio» spiega Massimo Palazzesi, presidente di Acquambiente Marche.

I dettagli

Proprio la costruzione di condotte in acciaio che colleghino i vari subcompartimenti idraulici - permettendo lo scambio dell’acqua nei momenti di crisi - è uno dei pilastri dell’Anello. Gli altri due: individuazione di nuove fonti di approvvigionamento (anche attraverso impianti idroelettrici, con opportuna depurazione) e costruzione di serbatoi di stoccaggio della risorsa. «È un progetto mutualistico, tutti potremmo averne bisogno» sottolinea Guido Castelli, commissario straordinario per la Ricostruzione post-sisma. Che annuncia anche un finanziamento da 28 milioni di euro per la digitalizzazione delle condotte idriche del cratere. Un sistema di controllo avanzato e a distanza che permetterà di «evitare di mettere sottosopra una città in caso di guasto». Questo grazie a sensori che faranno «sapere esattamente dove intervenire».

Parlando di emergenze, quelle climatiche sembrano ormai all’ordine del giorno. Compresi gli inverni dal sapore australiano, caldi e senza neve. «Sono molto preoccupato per come affrontare una prossima crisi idrica», confessa l’assessore regionale all’Ambiente Stefano Aguzzi. Il timore scaturisce «dall’assenza di neve e dai corsi d’acqua la cui portata sembra quella estiva». Di certo, l’Anello non sarà la soluzione per la prossima crisi. Per realizzarlo ci vorranno circa 500 milioni di euro, di cui soltanto la metà sono stati individuati nel Pnrr e nel Fondo opere indifferibili. Tutti soldi pubblici, così da evitare balzelli sulla bolletta delle famiglie. «L’investimento sulle reti idriche non si vede ma poi si percepisce» è il monito lanciato dal governatore Francesco Acquaroli. «Perciò è importante che le istituzioni dialoghino per dare le giuste risposte». A buon intenditore, poche parole.

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