È calata la mannaia sulla Zes: respinto l’emendamento del Partito Democratico

È calata la mannaia sulla Zes: rRespinto l’emendamento del Partito Democratico
È calata la mannaia sulla Zes: rRespinto l’emendamento del Partito Democratico
di Francesco Romi
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Mercoledì 1 Novembre 2023, 03:30 - Ultimo aggiornamento: 12:50

ANCONA Sulla possibilità che le Marche potessero diventare Zona Economica Speciale - area geografica nella quale le aziende godono di speciali condizioni per gli investimenti e per lo sviluppo - è calata definitivamente la mannaia. Respinto l’emendamento a firma dei deputati Pd Curti e Manzi, che chiedevano la creazione di una Zes regionale o, in alternativa, di agganciare le Marche alla Zes unica del Mezzogiorno che, salvo ritardi nei lavori parlamentari, dovrebbe nascere il prossimo primo gennaio. 

 
I titoli di coda


Né c’è un minimo di speranza, come pure auspica Augusto Curti che, in sede di discussione della legge di bilancio, rinnovare l’istanza possa trovare consensi.

Come ha anticipato nei giorni scorsi il Corriere Adriatico, il governo ha blindato la manovra e con ogni probabilità porrà la questione di fiducia, specie dopo aver trovato una quadra rispetto alle fratture emerse in seno ai partiti di maggioranza e, fra queste, non c’era certo la Zes nelle Marche.


I passi fatti


Progetto affondato dunque, nonostante 18 mesi fa, fosse stato convocato da Regione Marche e Camera di Commercio il primo tavolo, aperto a categorie e sindacati, per lavorare insieme proprio all’istituzione della Zes regionale, che avrebbe previsto agevolazioni fiscali e semplificazioni burocratiche per un’area di 1.786 ettari (dato confermato dal Nuvap del Dipartimento Coesione). Un’area forse troppo piccola per attirare investimenti privati capaci di produrre un impatto significativo sull’economia del territorio e sui livelli occupazionali. Sta di fatto che del tema non se n’è più parlato fino alle scorse settimane, quando il presidente di Confindustria Puglia, Sergio Fontana, ha lanciato l’idea di una Zes unica per il Mezzogiorno, i cui confini saranno quelli di ogni singola regione e non più limitati a piccole aree perimetrate. 


E quando si sono mossi in extremis Curti e Manzi, il Pd ha scoperto di essere voce solitaria e che il tempo era abbondantemente scaduto. Ieri la consigliera regionale dem Anna Casini ha lanciato una bordata all’indirizzo di Palazzo Chigi, dicendo che «è stato perpetrato uno dei più grandi tradimenti alla comunità marchigiana da parte del governo Meloni» e che «la bocciatura rappresenta un danno grave per l’economia delle Marche e, in particolare, per il Piceno, che soffrirà di più la competizione con i confinanti territori abruzzesi avvantaggiati da sgravi fiscali e incentivi». 


Chi non ha motivo di lamentarsi è Vincenzo Garofalo, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale: lo scalo di Ancona è quello core per la Zes Abruzzo e, come tale, continuerà a essere destinatario di risorse pubbliche supplementari che lo renderanno sempre più competitivo.

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