La Fondazione Carisj cita per danni
Bankitalia: 68 milioni persi in una notte

La sede della Fondazione Carisj
La sede della Fondazione Carisj
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Lunedì 25 Gennaio 2016, 18:28 - Ultimo aggiornamento: 21:20
JESI -  La fionda di Davide contro Golia. Parte dalla Fondazione Cassa di risparmio di Jesi, la più piccola delle tre che controllavano Banca Marche, la prima azione legale in sede civile contro la Banca d'Italia per le perdite seguite alla risoluzione delle quattro banche in crisi: BM, Banca Popolare dell'Etruria, Carife e Carichieti. Una messa in liquidazione che ha azzerato 2,6 miliardi di titoli di azionisti e obbligazionisti subordinati. La Fondazione Carisj, già azionista al 10,8% di Banca Marche e di 18 milioni di azioni subordinate, citerà la Banca d'Italia per la risoluzione di BM, che, ha spiegato in una conferenza stampa il presidente Alfio Bassotti, ha causato alla Fondazione la «perdita secca di 68 milioni di euro in una sola notte, il 22 novembre scorso». Bassotti ha già presentato ricorso al Tar del Lazio contro il decreto salva banche del Governo, viziato a suo dire da supposti profili di illegittimità costituzionale.

Oggi l'affondo contro la Vigilanza, che avrebbe indotto «l'azionariato di Banca Marche a sbagliare nella ricapitalizzazione del marzo 2012», fornendo con una lettera alla Consob del 28 dicembre 2011 «rassicurazioni circa la situazione tecnica e di bilancio della conferitaria», che indussero la fondazione jesina ad aderire all'aumento di capitale«. Un'operazione da 180 milioni di euro complessivi, perfezionata quando i crediti deteriorati di Banca Marche viaggiavano già a livelli monstre, sotto la gestione del direttore generale Massimo Bianconi, ora indagato con tutto il board dell'epoca. Sempre secondo la Fondazione jesina, fino al secondo semestre 2012 Bankitalia si sarebbe resa responsabile di »gravi mancanze in vigilando nelle annuali visite ispettive«, e avrebbe poi avallato »due anni e mezzo di commissariamento inconcludente e improduttivo per le prospettive di rilancio di Banca Marche«.

Nell'agosto 2013, la Vigilanza avrebbe impedito »la vendita di 100 milioni di azioni BM di proprietà della Fondazione, rifiutando di fornire l'informativa indispensabile per l'autorizzazione del ministro dell'Economia«. Le azioni stavano per essere acquistate da fondi esteri (arabi e americani), »ma i Commissari straordinari si rifiutarono di fornire una valutazione sul valore« del pacchetto: dissero che »si trattava di notizie riservate. Nè potevamo operare nel borsino interno delle azioni BM, essendo le stesse congelate«.
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