ANCONA - Le Marche tornano in bilico. Già dal weekend, potrebbero scivolare in zona arancione insieme a Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Piemonte. La collocazione ufficiale in una delle due fasce di rischio verrà comunicata tra oggi e domani, ma alcuni elementi fanno addensare le nuvole all’orizzonte. A preoccupare è soprattutto la diffusione delle varianti più contagiose del Covid, che l’Istituto superiore di sanità ha accertato essere ormai presenti in gran parte del territorio italiano.
L’incidenza del virus mutato
Quella che più circola nella nostra regione è la variante inglese, ma sono stati individuati anche casi di brasiliana e sudafricana. La situazione più critica continua a registrarsi nella provincia di Ancona, che da ieri ha visto blindare i propri confini. Vietato entrare ed uscire se non per comprovati motivi di necessità, salute o lavoro – come stabilito dall’ordinanza firmata martedì dal governatore Francesco Acquaroli, ed in vigore fino a sabato –, ma al suo interno non sono state introdotte ulteriori restrizioni, a differenza di altre regioni dove si è optato per micro zone rosse nei Comuni con il più alto tasso di contagi.
Le ipotesi in campo
A Palazzo Raffaello l’aria è tesa: scongiurare la zona arancione estesa a tutte le Marche era proprio l’obiettivo dell’interlocuzione con ministero della Salute e Istituto superiore di sanità focalizzata sulla provincia dorica, che da sola copre oltre la metà dei contagi regionali. «Alcuni territori sono da zona bianca», aveva detto l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini negli scorsi giorni, ed infatti, a ben guardare, Fermo ed Ascoli in particolare stanno facendo registrare dati molto incoraggianti. Ma ciò potrebbe non bastare.
I dati sopra la soglia
Ad aggiungersi ai campanelli d’allarme, la situazione degli ospedali, Torrette ed Inrca su tutti: al 15 febbraio, l’occupazione dei posti letto nei nosocomi marchigiani era al 35,6% in terapia intensiva (il tetto massimo stabilito dai parametri dell’Iss è invece del 30%), e del 45,7% in area medica (su un tetto del 40%).
Le forze dell’ordine
Per quanto riguarda le forze dell’ordine, invece, ad inizio settimana c’è stata una riunione in prefettura per iniziare ad approntare la macchina. Anche in questo caso, verranno inoltrati all’Asur gli elenchi con i nominativi, ma le somministrazioni potrebbero non essere eseguite nei punti vaccinali: ad Ancona, per esempio, la Marina militare ha già dato la sua disponibilità e potrebbero essere utilizzati i locali dell’ex Crass. La prossima settimana ci sarà un nuovo summit con le prefetture per definire il piano nel dettaglio.
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