Effetto zone rosse: in una settimana -10%, incidenza da 350 a 312 ogni 100mila marchigiani. Ecco dove il contagio frena

Effetto zone rosse: in una settimana -10%, incidenza da 350 a 312 ogni 100mila marchigiani. Ecco dove il contagio frena
di Lorenzo Sconocchini
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Mercoledì 24 Marzo 2021, 02:25 - Ultimo aggiornamento: 15:32

ANCONA Se la terra promessa è planare verso quota 250 (la soglia dei contagi settimanali ogni 100mila abitanti da non superare per uscire dalla zona rossa) le Marche sono quasi a metà di una traversata nel deserto iniziata scendendo dalla vetta raggiunta il 13 marzo. Quel giorno si chiudeva una settimana da oltre 5.300 nuovi casi positivi, 350 ogni 100mila marchigiani. Tanti, al punto da issare la nostra regione al secondo posto nazionale per incidenza di nuovi casi, la “densità” di circolazione del virus in base alla popolazione. 


L’effetto lockdown
Adesso, a tre settimane dalle prime zone rosse provinciali istituite dal governatore Acquaroli a partire da Ancona (in lockdown dal 3 marzo) il parametro-spia che misura la spinta dell’epidemia nei vari territori è sceso di 38 punti in dieci giorni. Il bilancio dell’ultima settimana registra nelle Marche 4.724 nuove diagnosi di positività al Sars-Cov-2, con un’incidenza di 312 casi ogni 100mila abitanti. È vero che negli ultimi due giorni si sono fatti meno tamponi rispetto alla media - 3.491 tra molecolari e antigenici, contro i 4.653 dei primi due giorni della scorsa settimana - ma il calo dei contagi da una settimana all’altra è stato superiore al 10%, con 282 casi in meno e un’incidenza scesa da 346 a 312. 
La discesa sarà meno veloce di quanto ci si aspettasse, come ha ripetuto anche ieri in consiglio regionale il governatore Francesco Acquaroli («È una fase di assoluta attenzione e di rispetto delle norme relative allo status di zona rossa») ma la curva dei contagi continua a flettersi.

Il dato di ieri, anche facendoci la tara per un lotto di tamponi meno robusto del solito, è incoraggiante: 405 nuovi casi positivi su 1.552 persone sottoposte a test molecolare nel percorso nuove diagnosi (il 26%) a cui si aggiungono 126 positività su 1.106 test antigenici, in attesa di conferma con il molecolare.


I tempi di reazione
E chi ha cominciato a frenare per primo, secondo una regola aurea ormai confermata da qualsiasi curva epidemiologica osservata nell’ultimo anno, più forte ora sta rallentando, dato che per vedere gli effetti del lockdown servono sempre 10-15 giorni, il tempo medio che trascorre tra l’infezione e la notifica del caso. La provincia di Ancona, da tre settimane in zona rossa, è scesa dal 3 marzo a ieri da un’incidenza settimanale di 449 nuovi casi per 100mila residenti a quota 356. Rispetto al picco toccato il 4 marzo (520), che l’aveva portata a essere la seconda provincia italiana più “calda”, Ancona ha avuto un calo superiore al 30%. Il Maceratese, in lockdown dal 6 marzo, da allora è sceso da 333 a 295 casi settimanali per 100mila residenti, dopo aver raggiunto un picco di 380 il 16 marzo: nell’ultima settimana il calo è stato del 22%. Stentano ancora a raffreddarsi le province di Pesaro Urbino e Fermo, in rosso dal 9 marzo, che dopo due settimane di lockdown hanno ancora un trend in crescita. 
L’incidenza settimanale di nuovi casi a Pesaro Urbino è salita da 247 a 303, ma degli ultimi due giorni la curva si è piegata verso il basso. Idem per il Fermano, salito da 256 a 270, ma con un calo finale che potrebbe annunciare un’inversione di tendenza. 


Ascoli per ultima
Discorso a parte per Ascoli Piceno, l’ultima provincia entrata in lockdown con la zona rossa decretata dal ministero della Salute per tutte le Marche dal 15 marzo: in una settimana il trend è sceso da 207 a 194 contagi per 100mila abitanti, ma qui la clausura deve ancora dispiegare i suoi effetti. 
Intanto le Marche, in sofferenza con i posti letto ospedalieri occupati per due terzi da pazienti Covid, prendono una boccata d’ossigeno e arretrano nella classifica dei contagi in rapporto alla popolazione residente. Il 7 marzo erano al secondo posto in Italia, con 344 casi settimanali ogni 100mila abitanti, dietro solo all’Emilia Romagna, che allora cresceva al galoppo (426). Ieri, con 312 casi settimanali ogni 100mila residenti, erano in quarta posizione dietro a Friuli Venezia Giulia (447), Emilia Romagna (366) e Piemonte (353).

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