Nelle Marche ancora più di ventimila anziani senza vaccino. Saltamartini si difende: «Non abbiamo le dosi». Come stanno le cose

Ancora più di ventimila anziani al palo, Saltamartini in difesa: «I vaccini non arrivano»
Ancora più di ventimila anziani al palo, Saltamartini in difesa: ​«I vaccini non arrivano»
di Martina Marinangeli
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Venerdì 26 Marzo 2021, 06:35 - Ultimo aggiornamento: 10:55

ANCONA  - La strigliata del premier Mario Draghi sui ritardi nelle vaccinazioni anti Covid agli over 80, alle Regioni è arrivata forte e chiara, tanto da provocare una levata di scudi e chiedere un incontro per confrontarsi sulla questione.

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Il presidente del Consiglio ha parlato di anziani «trascurati in favore di altri gruppi», stilettata a cui i governatori hanno replicato piccati, puntando il dito contro le poche dosi di farmaci a disposizione e ricordano che i target della campagna vaccinale sono stati definiti a livello nazionale. Comunque la si vede, è un dato di fatto che, alle porte di aprile, sono ancora molti, troppi, gli ultraottantenni in attesa della somministrazione. Eppure sono proprio loro a rischiare di più nel caso contraessero il Covid


Nelle Marche, la popolazione over 80 corrisponde a una platea di circa 124mila persone (se si escludono i residenti delle Rsa, per i quali è stato seguito un iter diverso, che è andato comunque troppo lentamente) e appena 32mila di loro hanno completato il ciclo con entrambe le dosi. Stando ai dati forniti dalla Regione e aggiornati a mercoledì, risultavano 20.569 gli ultraottantenni prenotati a cui non è ancora stata somministrata neanche la prima dose nei centri vaccinali distribuiti sul territorio. Altri 14.816 sono invece gli anziani iscritti nella lista specifica perché non deambulanti e sui quali saranno i medici di base ad eseguire la profilassi. Categoria professionale con cui la Regione ha chiuso l’accordo solo il 5 marzo scorso e, a oggi, sono 1.033 - sui 1.200 circa presenti nelle Marche - quelli che hanno aderito. Dal totale degli over 80 mancano poi all’appello circa 23mila soggetti che risultano essere fuori dai radar: persone che non rientrano nel novero di coloro che hanno ricevuto la prima dose, e non risultano tra i prenotati, né nei centri vaccinali, né nella lista specifica dei medici di medicina generale. 

Nella tabella di marcia dettata da Palazzo Raffaello a febbraio, questo target avrebbe dovuto ricevere la prima dose entro il 12 marzo, ma la deadline è stata clamorosamente mancata.

Perché? «Non abbiamo i vaccini, non è che li teniamo nascosti nei frigoriferi o non li somministriamo – commenta l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini –. Ieri (mercoledì, ndr) abbiamo somministrato 7.033 dosi e, con il supporto dei medici di base, potremmo viaggiare sulle 12mila al giorno. Il problema sono le forniture». Il refrain ripetuto anche dai governatori.

A ieri, risultavano presenti nei frigo regionali, circa 30mila dosi di Pfizer e circa 12mila di AstraZeneca (di cui 6mila nel “centro smistamento” dell’Inrca). Di Moderna, invece, sono arrivate domenica 9.900 dosi e sono state tutte immediatamente distribuite a medici di base e Rsa, tanto che al momento non ce ne sono immagazzinate nell’hub regionale dell’Inrca. Al netto delle forniture - una questione molto più grande delle Marche e che vede l’intera Unione europea in difficoltà - qualcosa nell’organizzazione della campagna vaccinale andrebbe modificata per farla diventare più efficiente? «No, riusciamo a fare 6mila dosi nei centri vaccinali - risponde l’assessore –. I problemi delle file all’ingresso sono nate dal fatto che la nostra regione è tremendamente arretrata sulla digitalizzazione: le persone che arrivano devono compilare sette fogli e ciò crea rallentamenti. Per fare l’anamnesi di ognuno, ci vogliono 15-20 minuti».

E secondo il numero 1 della sanità marchigiana, non serve neanche aumentare il numero di centri vaccinali, o estenderne l’orario come proposto a livello nazionale: «Questi centri sono stati strutturati sulla logica della catena di montaggio. Con lo stesso quantitativo di personale, si riescono a vaccinare più persone. Inoltre, sono stati individuati anche in base alla vicinanza a strutture ospedaliere, in caso di choc anafilattico. E non serve estendere l’orario - conclude –: tra punti vaccinali e medici di famiglia, garantiamo già un volume che non richiede modifiche».

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