Il prof Giacometti nella trincea Covid: «Il plasma? Pensavamo meglio. Ozono e idrossiclorochina non si usano più»

Il prof Giacometti nella trincea Covid: «Il plasma? Pensavamo meglio. Ozono e idrossiclorochina non si usano più»
Il prof Giacometti nella trincea Covid: «Il plasma? Pensavamo meglio. Ozono e idrossiclorochina non si usano più»
di Martina Marinangeli
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 11 Novembre 2020, 09:43

Professor Andrea Giacometti, primario della Clinica di Malattie infettive degli Ospedali riuniti di Ancona, lei coordina a livello regionale la sperimentazione sul plasma iperimmune quale cura per i pazienti Covid. Come procede?

LEGGI ANCHE:

Salesi 2.0 frenato dal Covid, un anno e mezzo di ritardo. Ecco le date aggiornate per il nuovo polo pediatrico

Il sindaco ancora positivo al Covid dopo 40 giorni: «La politica non ha dato un bell'esempio»

«Abbiamo “arruolato” il primo paziente il 20 agosto. In totale, i trattamenti fatti nelle Marche sono stati 80, di cui 40 nell’ospedale Marche Nord di Pesaro, 20 agli Ospedali riuniti di Ancona e 20 all’ospedale di Fermo per l’Asur: sono questi i tre centri che coordinano il trattamento del plasma.

Dopo le prima ondata, si disponeva di 136 trattamenti. Ora le donazioni hanno un po’ frenato, forse perché le persone hanno paura di venire in ospedale, o perché si crede un po’ meno nel plasma».

Quante sacche sono attualmente disponibili e per quanti pazienti basterebbero? 
«Ci sono 80 trattamenti disponibili, da altrettanti donatori. Per ogni paziente, il donatore dona tre sacche da 200 cc. Per usare una formula matematica, potremmo dire un donatore = un paziente».

Come funziona il trattamento? 
«Il sangue del donatore contiene tanti anticorpi, in quantità anche superiori a quelle del vaccino: chi ha l’infezione vera da Sars-CoV-2 produce decine e decine di anticorpi diversi. Noi diamo al ricevente questo pool di anticorpi, dei quali alcuni sono inutili, altri invece servono, nella speranza che vadano ad inibire la moltiplicazione del virus».

Considera la trasfusione di plasma imperimmune un trattamento efficace? 
«Sono un po’ deluso perché non è quel farmaco miracoloso che speravamo, benché qualcosa faccia. In realtà, però, non posso certificarne in maniera statisticamente corretta l’efficacia».

Perché? 
«La Regione, insieme ad Umbria, Toscana e Lombardia, ha aderito allo studio nazionale dell’Aifa nel quale i pazienti vengono arruolati e randomizzati: degli 80 trattamenti fatti nelle Marche, solo quattro sono stati arruolati nello studio nazionale. Gli altri erano tutti trattamenti compassionevoli, che non danno informazioni statisticamente utili. Finché non abbiamo questi dati, e diamo il plasma sempre per uso compassionevole, non sapremo mai per certo se funziona o meno».

Per quando vi aspettate di ottenere i dati?
«Il professor Menichetti, che è il promotore dello studio, pensava in pochi mesi di arrivare a 460 trattamenti veri. Però, siccome la maggior parte dei trattamenti è per uso compassionevole, siamo a metà strada. Temo che arriveremo alla prossima primavera». 

C’è una tipologia specifica di paziente Covid che può beneficiarne?
«Nello studio dell’Aifa, il paziente deve avere l’infezione da non più di 10 giorni perché gli anticorpi dovrebbero neutralizzare il virus nelle fasi iniziali. Per l’uso compassionevole, invece, non c’è questo limite».

In cosa consiste, invece, il trattamento standard dei pazienti Covid?
«Desametasone (corticosteroide abbastanza potente) ed enoxaparina, un’eparina a basso peso molecolare che ostacola trombosi ed embolie che possono esserci nel decorso del Covid. Poi, ad Ancona, diamo a tutti quelli che hanno la polmonite il Remdesivir, che è uscito dalla sperimentazione e ha dimostrato una certa efficacia».

Oltre al plasma, l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini punta anche sui protocolli per l’uso dell’ozono e dell’idrossiclorochina: cosa ne pensa?
«L’idrossiclorochina l’abbiamo usata fino a maggio, poi l’Aifa ha emanato una comunicazione in cui riprendeva le conclusioni dell’Oms, secondo le quali non c’è stata evidenza scientifica che funzionasse contro il virus e potrebbe dare effetti collaterali, soprattutto a livello cardiaco, in alcuni casi letali. Quindi non si usa più». 

E l’ozono? 
«L’Aifa, già tra aprile e maggio, aveva sponsorizzato quattro sperimentazioni in Italia, ma sono ancora in corso e non hanno prodotto evidenze scientifiche, quindi al momento non è una procedura terapeutica che si può utilizzare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA