Centri estivi, Ceriscioli sconfessa la Bravi e corre: «Chi è in regola parta subito»

Centri estivi, Ceriscioli sconfessa la Bravi e corre: «Chi è in regola parta subito»
Centri estivi, Ceriscioli sconfessa la Bravi e corre: «Chi è in regola parta subito»
di Martina Marinangeli
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Giovedì 21 Maggio 2020, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 10:19

ANCONA  - Rebus centri estivi: nell’arco di 24 ore, la Regione fa una giravolta su se stessa e aggiusta il tiro sulla data per la riapertura. Se da una parte, solo martedì l’assessora all’Istruzione Loretta Bravi aveva ipotizzato un allineamento al calendario del governo nazionale, che vede nel 15 giugno il D-day della ripartenza del servizio, ieri il governatore Luca Ceriscioli ha dato un’interpretazione sostanzialmente diversa di quel margine di manovra lasciato alle Regioni dalla ministra alla Famiglia, Elena Bonetti, sulla decisione di anticipare o posticipare la data.

«I centri estivi rientrano nell’area del sociale, sulla quale ci siamo molto affidati ai Comuni – osserva il numero uno di palazzo Raffaello –: ascoltate le loro esigenze, abbiamo lasciato mano libera. Dunque, chi si è messo in regola e se la sente di riaprire, lo può fare. Chi invece ha bisogno di più tempo, può aspettare la data ufficiale del 15 giugno». Un ragionamento in sostanza simile a quello fatto per le industrie: «diamo fiducia e facciamo ripartire chi è in condizione di farlo».

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Massima discrezionalità alle amministrazioni comunali, dunque, nell’attesa però che gli uffici regionali completino il lavoro, insieme al coordinamento pedagogico, sull’integrazione delle linee guida ministeriali che definiscono nel dettaglio quali dovranno essere le misure da adottare per garantire la sicurezza nei centri estivi. Il comune di Macerata, ad esempio, aveva fatto sapere già ad inizio maggio alla Regione che sarebbe stato pronto a ripartire con il servizio l’8 giugno, ed anche il capoluogo Ancona vede la data del 15 giugno come troppo lontana, sia per le esigenze dei genitori nel frattempo tornati a lavoro - che per un mese non saprebbero a chi lasciare i figli, data anche l’impossibilità di fare pieno affidamento sui nonni – che per le strutture, in affanno dopo mesi di lockdown. In attesa di vedere se gli enti locali si muoveranno in ordine sparso o se si cercherà di convergere su una data unica regionale, le strutture dedicate ai minori si stanno rimboccando le maniche per adeguarsi alle linee guida elaborate dal Dipartimento politiche per la famiglia. 

Una chiave di volta per velocizzare le riaperture potrebbe essere data dalla cosiddetta outdoor education (educazione all’aria aperta, come ad esempio nelle fattorie didattiche), che consiste nella «realizzazione di attività organizzate per bambini di età superiore ai 3 anni ed adolescenti, con la presenza di operatori addetti alla loro conduzione, nel contesto di parchi e giardini, anche attraverso sperimentazioni innovative». Il fatto che siano svolte all’aperto, rende più semplice il distanziamento sociale e, in ogni caso, è preferibile alle attività a porte chiuse.
Per garantire la sicurezza, le linee guida ministeriali prevedono, tra le altre cose, che l’accesso ai centri estivi sia diviso per fasce d’età e con un rapporto numerico bambini-operatori variabile: nella fascia da 3 a 5 anni, deve esserci un adulto ogni cinque bimbi; in quella da 6 a 11, un adulto ogni sette bimbi, mentre dai 12 ai 17 anni basterà un adulto ogni 10 adolescenti.

Viene poi definito un ingresso scaglionato ogni 5/10 minuti, da organizzare con «l’accoglienza all’esterno» per evitare che gli adulti accompagnatori entrino negli spazi dei centri estivi.

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