ANCONA «Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente» si chiedeva un giovane Nanni Moretti in Ecce bombo. Chissà se la stessa domanda se l’è posta anche Marco Bruschini, direttore dell’Atim, prima di presenziare alla conferenza di presentazione dell'incursione marchigiana a Sanremo 2024? A differenza di Moretti, però, alla fine Bruschini è venuto. «Non sono mica un ologramma» scherza.
L’incidente diplomatico
Sì, perché la sua partecipazione o meno all’iniziativa era diventata un caso già lunedì mattina, quando nel comunicato di presentazione dell’evento apparivano tutte le principali figure del turismo regionale tranne il direttore dell’Agenzia per il turismo, spingendo molti a pensare ad un collegamento con l’affaire Aeroitalia.
Tant’è che ieri Bruschini, entrando nella sala Parlamentino della Camera di Commercio delle Marche, ad Ancona, saluta i presenti con una battuta: «Erano tutti preoccupati che io non ci fossi». Sorride e aggiunge: «Stanno cercando una grossa scopa per spazzarmi via». Non li cita ma si sta rivolgendo ai consiglieri regionali del Pd, gli stessi che in una conferenza convocata lunedì mattina annunciavano proprio l’intenzione di «spazzare via l’Atim», copyright del consigliere Cesetti. «Oggi dovevo essere impegnato in un incontro con gli organizzatori della Bit, ma non appena capito come la mia mancata presenza nel comunicato fosse stata fraintesa, allora ho annullato l’impegno e sono venuto» ci racconta il direttore. È venuto ed è rimasto in disparte proprio come suggerisce la massima morettiana, seduto su una poltrona aggiunta all’ultimo minuto al tavolo dei relatori.
Finita la conferenza, ha poi subito replicato al j’accuse del Pd. «Martedì ci sarà una conferenza stampa di Atim dove spiegheremo quello che abbiamo fatto nel 2023 e quello che faremo nel 2024» annuncia. Ma tra una battuta e l’altra sulle scope, Bruschini sa bene che i postumi dello scivolone con Aeroitalia sono tutt’altro che un gioco.
La patata bollente
Tuttavia, il direttore dell’Atim giura non sia venuto meno il rapporto di fiducia tra lui e la Regione. «Non capisco il perché ci poniamo questa domanda. C’è un pezzo della Regione che ha qualche problema» dice sibillino prima di andarsene. A chi si riferisce? Forse agli stessi cui, poco prima, aveva rimproverato: «Vorrei che imparassimo tutti a leggere le carte ed a remare nella stessa direzione perché augurarsi che vada tutto male non fa un bel servizio alla nostra bella regione».