SAN SEVERINO In meno di sette anni si sarebbe appropriato di oltre 30.000 euro del nipote, zio condannato a cinque anni per peculato. La difesa: «Non c’è la prova dell’appropriazione, il mio assistito si è sempre preso cura del nipote, non gli ha fatto mancare nulla, lo ha accompagnato in numerose visite e controlli, si è prodigato per lui costantemente. Leggeremo le motivazioni poi prepareremo il ricorso in appello».
La vicenda
Il processo a carico di un settempedano di 79 anni si è chiuso dinanzi al collegio presieduto dal giudice Roberto Evangelisti. I fatti contestati sarebbero avvenuti tra novembre 2012 e gennaio 2019. All’epoca l’uomo era stato nominato amministratore di sostegno del nipote che aveva difficoltà psicologiche. Per l’accusa in quel periodo si sarebbe appropriato di 30.230 euro prelevandoli dai libretti postali e dai conti correnti bancari del nipote e avrebbe distratto 14.800 euro accreditandoli sul proprio conto senza poi versarli sul conto del nipote.
Per la difesa sostenuta dal legale Olindo Dionisi, nominato difensore d’ufficio nel corso del dibattimento, il suo assistito avrebbe provveduto sempre alle esigenze del nipote, ed era stato proprio lui, nel corso del processo «a confermare – ha ricordato il difensore - che lo zio andava tutte le settimane a trovarlo una o due volte, portandogli ogni volta 50 euro.
L’accusa
L’imputato però non sarebbe riuscito a portare le prove che quei soldi, nel corso dei sette anni, fossero stati usati per il nipote e per questo motivo ieri il collegio lo ha condannato a cinque anni di reclusione (la pena massima è di 10) senza riconoscergli le attenuanti generiche. La difesa, dunque, attende che vengano depositate le motivazioni della sentenza e, una volta letto come i giudici hanno motivato la decisione, preparerà il ricorso in appello. Resta dunque da seguire l’evolversi della vicenda giudiziaria.