PORTO RECANATI - «Quando era ubriaco ci colpiva buttandoci addosso bottiglie piene d’acqua per non lasciare segni e bagnava i letti delle figlie per non farle dormire». Lo ha raccontato ieri in aula una donna di origine romena davanti al giudice Francesca Preziosi e al pubblico ministero Stefano Lanari, nel corso del processo a carico del marito, un connazionale di 44 anni, accusato di maltrattamenti in famiglia.
È stata sentita come testimone insieme alle due figlie. In aula sono stati raccontati i mesi di violenze sia fisiche sia verbali vissuti a casa fino a settembre dello scorso anno quando la moglie ha deciso di porre fine a quell’incubo e denunciare il coniuge all’autorità giudiziaria. Le violenze sarebbero iniziate nel 2019. Secondo la ricostruzione accusatoria l’uomo avrebbe aggredito moglie e figlie quando era in preda ai fumi dell’alcol, per non lasciare segni sul corpo delle vittime, per colpirle, usava bottiglie piene d’acqua.
La moglie e le due figlie erano poi andate in ospedale e i medici le avevano visitate e curate (prognosi di sei giorni per la mamma, sette giorni per una delle due figlie e quattro giorni per uno stato di ansia a seguito di aggressione per l’altra figlia). In più occasioni il marito avrebbe minacciato di morte la moglie e umiliato e ingiuriato anche le figlie. Dopo la denuncia all’autorità giudiziaria nei confronti dell’uomo era stata disposta la misura del divieto di avvicinamento alla casa coniugale e alle persone offese e da quel momento l’uomo indossa il cosiddetto “braccialetto antistalking”, che permette la localizzazione di chi lo indossa e consente alle forze dell’ordine di poter intervenire immediatamente. L’udienza è stata rinviata al prossimo dicembre per sentire l’imputato e per la discussione. L’uomo è difeso dall’avvocato Emanuele Senesi.