Morrovalle, la banda dei bancomat
Intercettazioni choc dopo i colpi

L'esplosione
L'esplosione
di Benedetta Lombo
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Venerdì 21 Ottobre 2016, 11:11
MORROVALLE - «Il paese diventò blu». Lo aveva detto uno dei banditi a un complice nel covo dove alloggiavano. Si riferiva al colpo messo a segno all’ufficio postale di Trodica di Morrovalle il 5 aprile scorso quando per un errore di miscelazione tra ossigeno e acetilene l’esplosione aveva distrutto il Postamat (e il liquido antirapina aveva macchiato di blu buona parte delle banconote) e provocato gravissimi danni strutturali. «Se ci fosse stato qualcuno al di là del muro sarebbe morto», avrebbe poi aggiunto. La conversazione però era stata intercettata integralmente dai carabinieri attraverso delle cimici nascoste nella mansarda di Porto Sant’Elpidio.

Quelle rivelazioni hanno tolto ogni dubbio ai militari della Compagnia di Osimo che già sospettavano un coinvolgimento della banda anche in quell’assalto e così il procuratore capo di Macerata, Giovanni Giorgio, ha potuto chiedere l’emissione di cinque misure cautelari nei confronti di altrettante persone. Il Gip Giovanni Manzoni ha accolto parzialmente le richieste disponendo gli arresti domiciliari per tre di loro: Cosimo Iurlaro, brindisino di 41 anni nullafacente, Omar Bianco, macellaio brindisino di 27 anni e Vincenzo Schiena, trentottenne di Carovigno (Brindisi) nullafacente. Per Marco Santoro, 25 anni domiciliato a Bari, il Gip ha disposto l’obbligo di dimora e di firma alla polizia giudiziaria di Bari. Resta a piede libero, invece, il quinto. Si tratta di un uomo di Porto Sant’Elpidio che lavora in una pasticceria di Civitanova. Nelle intercettazioni uno della banda lo definisce un «amico». È stato lui a trovare la mansarda e il garage dove nascondere l’auto utilizzata per gli assalti, un’Audi RS6.
Le misure sono state eseguite tra martedì e mercoledì scorsi dai militari del Nucleo operativo della Compagnia di Osimo. A casa di Iurlaro, in una giacca da donna, sono stati trovati novemila euro in banconote da 50. La banda dei criminali pugliesi è ritenuta responsabile dei tre colpi messi a segno alla Carifermo di Villa Musone a Recanati e alla Banca Toscana - Monte dei Paschi di Siena a Monte Urano lo scorso 25 settembre e alle Poste di Trodica di Morrovalle ad aprile. «Ringrazio i carabinieri di Osimo - ha affermato ieri il procuratore Giorgio nel corso di una conferenza stampa - per l’attività investigativa svolta in modo encomiabile. Siamo soddisfatti, riteniamo di aver individuato una banda di criminalità organizzata. Un paio di loro, intercettati, si erano vantati di essere specializzati in furti di scarpe prima di dedicarsi agli assalti ai bancomat».

Del loro pericolo sociale hanno invece parlato il capitano Raffaele Conforti che comanda la Compagnia e il luogotenente Luciano Almiento che guida il Nucleo operativo di Osimo. «L’indagine Cashpoint è stata articolata e complessa - ha spiegato il capitano Conforti - ed è partita dai furti a Polverigi, Osimo e Camerano. La banda parlava con delle radioline, solo quando era necessario con telefoni «ombra», che non sono di nessuno. A loro siamo arrivati grazie all’analisi delle celle telefoniche che ci ha portati all’uomo che lavora in pasticceria e che gli ha trovato gli alloggi. La potente Audi RS6 da 140 mila euro utilizzata per i colpi era stata rubata a giugno del 2015 a Porto San Giorgio. Poi l’avevano portata in Puglia dove era stata blindata. Quando a settembre scorso abbiamo scoperto il loro covo nell’auto abbiamo trovato lastre di acciaio protettive, un contenitore con chiodi, da buttare in strada per guadagnare la fuga, e altri attrezzi da scasso. Riteniamo - ha aggiunto il capitano - che la banda, a seconda delle esigenze, variasse nel numero di componenti, da quattro arrivando fino anche a dieci elementi». Il modus operandi era pressoché lo stesso, arrivavano sul posto a bordo di auto pulite, lì ne rubavano un’altra da usare come ariete e poi utilizzavano la miscela esplosiva. «Presumiamo - ha aggiunto il luogotenente Almiento - che ci sia un basista in zona».

Il provvedimento restrittivo nei confronti dei quattro indagati è stato emesso a seguito del ricorso presentato dalla Procura di Macerata contro l’ordinanza di non convalida del fermo e di applicazione delle misure cautelari, emessa lo scorso 28 settembre dal Tribunale di Fermo. Gli indagati infatti erano stati bloccati il 25 settembre nell’abitazione utilizzata come «covo» nella frazione di Sant’Elpidio a Mare nel comune di Porto Sant’Elpidio. Le indagini dei carabinieri di Osimo, in sinergia con le Procure di Ancona e Macerata, sono ancora in corso e volte ad attribuire al commando la paternità di tutti i furti commessi nelle Marche e in alcune province pugliesi, circa una ventina di colpi.
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