MONTECASSIANO - Gli sfoghi di Rosina Carsetti sui dispetti che i familiari le facevano, le difficoltà e l’isolamento in cui era stata costretta, la spinta di Arianna e la lite con il nipote, la paura per quello che le sarebbe potuto accadere ma anche gli aiuti di amici e vicini che le stavano accanto e la supportavano.
«Quando ho saputo che era morta ho sentito il dovere morale di essere la voce di Rosi», ha detto ieri l’amica Anna Maria Rocchetti nel processo in corte d’Assise a carico dei familiari della 78enne trovata senza vita in casa la sera della vigilia di Natale del 2020 (la figlia Arianna Orazi, il nipote Enea Simonetti e il marito Enrico Orazi accusati dell’omicidio della donna). Gli amici e i vicini di casa nel tempo hanno raccolto le confidenze dell’anziana, la cui vita era cambiata drasticamente dagli inizi del 2020 quando nella villetta di via Pertini in cui viveva con il marito sono arrivati la figlia Arianna e il nipote Enea.
«All’inizio – ha raccontato la vicina di casa, la preside Silvana Bacelli – era contenta, poi ha mostrato delusione e incredulità.
In aula è arrivata anche Talìa Carassai, 87 anni e amica storica di Rosi: «Mi diceva che le facevano i dispetti, le toglievano l’acqua calda quando faceva la doccia, le spegnevano il riscaldamento, forse più il nipote. Le hanno rovinato il giardino a cui lei teneva tanto, le hanno devastato la casa e Rosi non lo accettava. Mi telefonava tutti i giorni, più volte, mi diceva “Tanto alla fine mi ammazzano”. Mi raccontò del litigio con la figlia, era spaventata, quella sera è andata a dormire da un’amica a Macerata. Aveva paura del nipote, la insultava, le diceva che era brutta, ma glielo diceva con cattiveria. Io le avevo detto di venire a casa mia ma lei voleva restare lì, diceva che quella era casa sua. Una volta chiamò i carabinieri dopo un litigio con il nipote, quando andarono via Arianna le disse “Se succede qualcosa a mio figlio ti ammazzo”. Rosi ha parlato col figlio della situazione che c’era in casa ma il figlio non gli ha dato peso».
Rocchetti ha invece riferito di aver comprato un cellulare a Rosina, «ma dopo la chiamata ai carabinieri glielo hanno tolto. Non si faceva vedere timorosa, io le consigliavo di stare zitta. Il sabato e la domenica la passavo a prendere e andavamo a fare colazione. Lei non mi ha mai chiesto soldi ma lo lasciava capire e ogni tanto le davo 50 o 100 euro, una volta mi disse che Enrico lo scoprì e non le diede i 10 euro per un po’. Aveva il sospetto che avesse il telefono sotto controllo, voleva parlare con un avvocato ma non aveva i soldi, così l’ho accompagnata io al centro antiviolenza». «La figlia era una iena, Enrico invece era assente – ha raccontato Euro Carancini –. Mi raccontò che la figlia le diede uno spintone, lei cadde a faccia avanti e il nipote le mise il ginocchio sopra. Sono rimasto sconvolto. Una delle ultime cose che mi ha detto “Caro Euro se mi succede qualcosa non cercate fuori casa”. È successo due o tre settimane prima del tragico fatto».