Spaccio di eroina e marijuana: condannato a 7 anni e mezzo Oseghale, il killer di Pamela

Spaccio di eroina e marijuana: condannato a 7 anni e mezzo Oseghale, il killer di Pamela
Spaccio di eroina e marijuana: condannato a 7 anni e mezzo Oseghale, il killer di Pamela
di Benedetta Lombo
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Martedì 23 Febbraio 2021, 09:48

MACERATA - Spaccio di marijuana ed eroina, Innocent Oseghale condannato a sette anni e sei mesi di reclusione. Assolto dall’accusa di detenzione di 99,6 grammi di eroina. Lo ha deciso ieri il giudice monocratico Barbara Cortegiano, il pubblico ministero Stefania Ciccioli aveva chiesto la condanna a nove anni di reclusione. I legali del nigeriano Simone Matraxia e Umberto Gramenzi hanno espresso soddisfazione per l’assoluzione per uno dei reati contestati (non secondario quanto a gravità dei fatti imputati) ma hanno anticipato che impugneranno la sentenza in Appello. 

La ricostruzione 

I fatti contestati al nigeriano 32enne condannato in primo e secondo grado all’ergastolo per l’omicidio di Pamela Mastropietro (e violenza sessuale, distruzione, vilipendio e occultamento di cadavere) risalgono al periodo precedente al delitto della 18enne romana (avvenuto il 30 gennaio del 2018) ma comprendono anche la cessione della dose di eroina in cambio di 30 euro fatta il giorno prima della morte della giovanissima da Desmond Lucky grazie all’intermediazione di Oseghale.

Oltre a questo episodio il nigeriano è accusato anche della detenzione di un’altra dose di eroina che aveva addosso il giorno del suo arresto e poi di una molteplicità di cessioni di marijuana avvenuti a Macerata. Lo spaccio era stato ricostruito dai carabinieri del Reparto operativo, che dopo l’assassinio di Pamela effettuarono indagini su due filoni differenti, uno strettamente legato all’efferato delitto, l’altro volto a ricostruire il giro di droga di Oseghale e di altri connazionali che si muovevano soprattutto nell’area tra Forte Macallè, Giardini Diaz e Parco di Fontescodella. Nell’ambito di questo secondo filone investigativo i militari accertarono che Oseghale spesso spacciava in proprio, altre volte delegava ad altri la cessione di marijuana che i clienti chiedevano a lui. In un caso, in cambio di questa attività di corriere prestata da un connazionale che di volta in volta cedeva le dosi ai clienti indicati da Oseghale, quest’ultimo lo aveva ospitato nella sua abitazione di via Spalato (dove è avvenuto l’omicidio e il depezzamento di Pamela Mastropietro). Per questi fatti, dunque, ieri il nigeriano è stato condannato a sette anni e mezzo di reclusione, il giudice Cortegiano lo ha invece assolto dall’accusa di aver detenuto 99,6 grammi di eroina. Questa contestazione era nata a seguito del ritrovamento sul cellulare di un connazionale coindagato, Lucky Awelima, di una foto in cui si vede una busta poggiata su un bilancino su un pavimento che per gli inquirenti era quello della casa di Oseghale. «Anche il gip Manzoni, nell’ordinanza relativa all’applicazione della misura cautelare – hanno commentato i legali – aveva messo in dubbio questa attribuzione evidenziando che non si poteva escludere che la foto fosse stata scattata in un’altra casa dal momento che la pavimentazione non era particolarmente caratteristica, con pezzi di arredamento che non sono stati rinvenuti nell’abitazione di via Spalato». A margine dell’udienza l’avvocato Matraxia ha poi aggiunto: «Siamo soddisfatti per l’assoluzione del quantitativo di eroina, ma riteniamo che la pena sia troppo severa, si trattava di droga leggera e quindi faremo appello perché la risposta sanzionatoria è eccessiva».

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