Parcaroli a sei anni dal sisma: «Rischio spopolamento del Maceratese, serve una task force»

Parcaroli a sei anni dal sisma: «Rischio spopolamento del Maceratese, serve una task force»
Parcaroli a sei anni dal sisma: «Rischio spopolamento del Maceratese, serve una task force»
di Giulia Sancricca
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Giovedì 25 Agosto 2022, 05:55

MACERATA - Sei anni fa, la mattina del 24 agosto, alle 3.36 del mattino l’intera provincia si è svegliata di soprassalto. Una scossa di magnitudo 6, seppur non devastante in queste zone, ha cambiato profondamente la vita di ognuno. E se quella notte tutti sono rimasti attoniti di fronte al dramma delle vittime dei paesi vicini, nessuno sapeva ancora che sarebbe stato il preludio di altre scosse (quelle del 26 e 30 ottobre) che avrebbero lasciato ferite profonde anche nel Maceratese.

Le ferite

Ferite che ancora oggi, dopo sei anni, attendono di essere curate. «Dopo anni decisamente percorsi a rilento - dice il presidente della Provincia e sindaco di Macerata Sandro Parcaroli -, oggi la ricostruzione, anche grazie all’accelerazione impressa dal commissario Giovanni Legnini, è entrata nella sua fase matura con l’apertura di 10mila cantieri di edilizia privata in tutto il cratere e una spinta molto significativa degli interventi pubblici, con 365 opere terminate ed altre 315 oggi in fase di cantiere.

Il ritorno alla normalità deve rimanere una priorità - rimarca -, i nostri borghi, ancora transennati, devono poter tornare a rivivere appieno perché rappresentano la forza e la bellezza del nostro territorio». 

Il problema


Allora Parcaroli accende i riflettori sul problema dello spopolamento. «In tanti non hanno abbandonato i loro paesi - dice - e, anche chi è stato costretto ad andarsene, non appena ha potuto è tornato, ma spesso per molti giovani restare nei borghi dell’entroterra non è facile e il rischio è quello di un progressivo spopolamento. Per questo - l’appello - le istituzioni devono fare squadra, lavorare tutte insieme per dare il loro contributo alla ricostruzione ed essere al fianco dei cittadini, che non devono più sentirsi abbandonati». A ricordare la drammatica notte del 24 agosto 2016 sono anche i sindaci di Castelsantangelo sul Nera, Caldarola e Ussita. Il primo, come ricorda Mauro Falcucci «è stato tra i più colpiti già da quella scossa, peccato che non fummo inseriti nel decreto Padoan e non godemmo delle misure di salvaguardia immediate che erano previste. Se guardiamo al presente - dice - noi abbiamo approvato da un anno i piani attuativi e ci sono 147 aggregati che non sono ancora partiti ma potrebbero farlo. Alcuni sono condizionati dalle mitigazioni di dissesti idrogeologici e altri attendono l’affidamento degli incarichi».

I progetti

«Stiamo sollecitando il più possibile - dice -, dobbiamo ricostruire quanto prima, presentare i progetti e contrattualizzare gli incarichi, non facendo questo viene meno l’impegno in termini temporali». Luca Giuseppetti di Caldarola, invece, non può non ricordare che quella notte una concittadina, Milena Nardi, morì per un malore tanta fu la paura della scossa. «È la nostra vittima del terremoto - dice il sindaco -. Eravamo distrutti nell’anima, ma non pensavamo di certo che due mesi dopo il sisma avrebbe distrutto pure il nostro paese». Nel fare il punto della situazione Giuseppetti sostiene che «sono stati persi almeno tre anni di tempo. Non si è capito e non si è ascoltato il grido dei sindaci che dicevano di alleggerire la burocrazia. Poi con l’arrivo del commissario Legnini le cose sono andate più veloci. Caldarola conta il 20% di ricostruzione completata tra edifici pubblici e privati con danni lievi e gravi. Mentre le richieste che stanno andando avanti sono intorno al 35%». A Ussita, invece, ciò che preoccupa il sindaco Silvia Bernardini è l’economia. «Noi abbiamo più di duemila seconde case e sono quelle più a rilento - dice -. Ussita viveva di turismo e per la ricostruzione degli alberghi non si vede ancora una strada. Come si può chiedere a queste attività, chiuse da 6 anni, di anticipare l’Iva della ricostruzione delle loro strutture? Questo incide inevitabilmente sull’economia del paese che ad oggi è ferma. È vero che nelle grandi città ci sono molti più milioni di danni, ma in quei casi le industrie continuano a fare da traino. Noi non abbiamo strutture dove ospitare i turisti e così sarà difficile ripartire». Intanto ieri la terra ha continuato a tremare, seppur molto più lievemente rispetto a sei anni fa: la scossa più forte quella registrata a Bolognola di magnitudo 2.4, le altre più leggere a Monte Cavallo, Fiuminata e Serravalle di Chienti. 

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